Confisca dei beni ai mafiosi, Franco Roberti: "Ecco cosa serve al sistema"
“Gestione delle aziende sequestrate e confiscate”. Questo l'incontro, dove al centro della discussione, attraverso la pubblicazione di un libro: “L'impresa criminale” scritto dal sostituto della DDA partenopea, Giovanni Conzo, insieme al Prof. di Economia, Roberto Vona, si è discusso di beni confiscati e di lacune nel Codice Antimafia, dal mancato elenco per attingere agli amministratori giudiziari, fino ad arrivare all'Anagrafe dei Beni che non esiste. Il capo della Procura Nazionale Antimafia, Franco Roberti, ha inoltre ribadito che “nei Tribunali mancano competenze specifiche che semmai, consento al camorrista di turno, di rientrare in possesso del bene confiscato, per vizi procedurali”. Dura la replica del Direttore della Agenzia Nazionale Beni Confiscati, Prefetto Umberto Postiglione, che ribadisce che “le oltre 1.700 società sono tante, per un ufficio che conta un così basso numero di dipendenti”. La conclusione di Roberti chiarisce fin troppo bene che “sono le ampie competenze addossate all'Agenzia, talvolta a persone non competenti in materia giuridica a rallentare un processo di riattivazione della società/azienda” mettendo in dubbio lo stesso operato degli “amministratori giudiziari, talvolta, garantisti d'interessi dubbi”. di Cristiana Barone