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L'arte digitale ha un glorioso passato. Il progetto del Meet racconta "le radici del nuovo"

La storia dell’arte e della cultura digitale è un passato lontano e vicino, che può raccontarci qualcosa sul nostro futuro. È per questo che il Meet, Digital Culture Center di Milano,  ha appena inaugurato "Le radici del nuovo":  la prima tappa di un progetto in tre atti che si propone di individuare i momenti salienti dello sviluppo dell’arte e cultura digitale dagli anni Sessanta a oggi. Visitando ed esplorando i tre piani del Meet è possibile immergersi in una passeggiata fra protagonisti e movimenti artistici che, a partire dal secolo scorso e fino a oggi, hanno avviato il processo di ricerca e sperimentazione espressiva scatenato dall’avvento del digitale in Italia e nel mondo. Come spiega Maria Grazia Mattei, direttrice del Meet e curatrice della mostra, a Nicoletta Orlandi Posti nella nuova puntata di ART'è. La mostra, grautita, permette inoltre di "entrare" nell'installazione del media artist Refik Anadol.  L’opera è ispirata al Rinascimento Italiano ed è composta da quattro capitoli, ciascuno incentrato su altrettanti temi: pittura, scultura, letteratura e architettura. A partire da circa un milione di immagini e testi prodotti nel nostro paese tra il 1300 e il 1600, Refik Anadol e il suo team di programmatori, data scientist ed ingegneri esperti di machine learning ha elaborato quella enorme mole di dati grazie all’intelligenza artificiale.  Il risultato finale è una “passeggiata” ipnotica sulle tracce della storia dell’arte italiana progettata appositamente per la sala immersiva di Meet.

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