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Pagamenti alternativi: così il Covid ha stravolto il mercato delle transazioni. I nuovi metodi (e i rischi)

L’emergenza sanitaria ha tirato la volata ai pagamenti digitali, incentivando i consumatori a fare meno uso delle banconote, veicolo di virus e batteri, e più uso di carte di credito e bancomat: secondo un’indagine Ipsos l’86% dei consumatori afferma infatti che le abitudini di pagamento sono cambiate dall’inizio della pandemia. Soprattutto, si è verificato un boom di applicazioni per il pagamento online; e non fa eccezione l'Italia, che pure è una nazione storicamente restia al commercio elettronico e ai metodi di pagamento innovativi. Sono ormai comunemente utilizzati i portafogli digitali come Apple Pay, Google Pay e Samsung Pay. I vantaggi promessi dalle applicazioni sono tanti: Satispay, per esempio, permette un risparmio sulle commissioni per gli esercenti. Altri nomi sono Hype, N26, Revolut e Ovalpay. Alla base del funzionamento c’è il sistema peer to peer, cioè lo scambio diretto di denaro tra utenti: tutte queste applicazioni oltre a ridurre i costi sia per il venditore sia per il consumatore, sfruttano la velocità e la semplificazione del processo.

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