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Mario Draghi, i 522 giorni del governo dei migliori. Cosa cambia e cosa dobbiamo temere ora

Affossato il 20 luglio da Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, l’ex presidente della Banca centrale europea Mario Draghi era arrivato a palazzo Chigi nel febbraio 2021, quando il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli conferì l'incarico di formare un nuovo esecutivo, in seguito alle dimissioni del governo Conte II. Nel pieno dell’emergenza pandemica, il capo dello stato gli aveva affidato il compito di formare un governo «di alto profilo, che non dovesse identificarsi con alcuna formula politica». Draghi, e il suo cosiddetto governo dei migliori, sono stati garanti di una crescita sostenibile e di una ritrovata credibilità dell’Italia all'estero, tra Pnrr, riforme, crisi energetica, sostegno all’Ucraina, respiro europeo. Ora che Draghi si è dimesso dopo 522 giorni, un occhio va allo Spread (che vola a 236 punti) e ai mercati (in rosso, ma non si è verificato per ora il tracollo che ci si aspettava); mentre l’altro guarda alle elezioni e all’autunno, periodo in cui governo e parlamento dovranno presentare la Legge di bilancio e saranno impegnati nelle 55 scadenze del Pnrr da chiudere entro l’anno.

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