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Sardine, il congresso dei delegati: "Vedremo dopo le due elezioni regionali". Santori, cos'è la "terza fase"

Dopo la piazza, il "congresso" delle sardine. Il loro primo organizzatore Mattia Santori apre a una possibile candidatura alle elezioni ma giura: "Non siamo un partito né mai lo diventeremo". Di sicuro, però, domenica a Roma i 150 "delegati" delle varie città in cui ha attecchito la manifestazione degli anti-Salvini si riuniranno per delineare le nuove azioni dei prossimi mesi, quelli caldi delle urne.  Leggi anche: "Sardine travolte dall'effetto Boris". Quello che non capiscono su Salvini e Meloni "Ci incontriamo per fare in modo che a gennaio ci siano altre iniziative, stavolta nelle periferie, sull'Appennino e nei paesi piccoli, nelle comunità più fragili maggiormente esposte alle sirene del populismo di Salvini", spiega Santori a Repubblica. "Non ci sarà l'incoronazione di un leader - profetizza il quotidiano -, nemmeno indicazioni di voto nelle due regioni, la Calabria e l'Emilia Romagna, dove si andrà alle urne il 26 gennaio". Quello, ammettono i diretti interessati, sarò lo spartiacque: "Ci ritroveremo dopo per capire come i due laboratori regionali sono andati e lì si aprirà la terza fase", che sarà necessariamente ancora più politica. Oltre che dal Pd e dalla sinistra storica, le sardine vengono blandite da Luigi Di Maio e dal premier Giuseppe Conte, che ha addirittura messo "like" alla loro pagina social: "È apprezzabile l'apertura ma non c'è bisogno ora di un incontro fisico", è stata la replica piuttosto gelida del movimento.   Nel video di Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev, il programma politico delle sardine letto da Santori

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