Energia, Delfanti (Rse): nel dopo-Covid investire su rinnovabili
Milano, 21 apr. (askanews) - Maggiore forza dell'investimento pubblico verso la decarbonizzazione delle fonti energetiche e una maggiore indipendenza dall'estero puntando sulle rinnovabili. Sono questi i due stimoli che l'emergenza Covid sta portando all'attenzione dei diversi stakeholder dell'energia italiani ed europei.
Gli obiettivi di completa decarbonizzazione entro il 2050 non vanno di certo accantonati per rispondere al pressing di una ripresa economica post-Covid all'insegna della deregolamentazione; pressing ancora più forte con il prezzo del petrolio che arriva - per meccanismi finanziari - in area negativa. Anzi, secondo Maurizio Delfanti, amministratore delegato di Rse, Ricerca Sistema Energetico, quanto accaduto nelle settimane di blocco è una conferma della necessità di confermare e accelerare sulle scelte fatte in nome della sostenibilità. "In Rse ci siamo detti che questo è un esperimento che nessuno di noi avrebbe voluto vivere o fare - dice Maurizio Delfanti - L'esperimento è quello in cui il sistema energetico italiano già da qualche settimana, essendo la domanda crollata, funziona prevalentemente con fonti energetiche rinnovabili. Questo ci ha dimostrato come i provvedimenti presi nel tempo dai gestori delle reti e, in particolare per il sistema Italia da Terna, rendano possibile gestire un sistema con percentuali molto elevate di rinnovabili".
Di certo lo shock che il coronavirus ha imposto al sistema economico è profondo e devastante: interi comparti per ripartire dovranno essere ripensati radicalmente. Ma vagheggiare un ritorno al passato sarebbe fatale. "Serve invece intensificare gli investimenti in innovazione - incalza Delfanti - e serve ricordarsi che la riconversione di molte filiere avverrà nei prossimi mesi con un forte o fortissimo intervento pubblico. E proprio perché la mano pubblica sarà più intensa, ahimè anche nei prossimi anni, è bene capire che un indirizzo specifico dell'investimento pubblico verso una dimensione di maggiore sostenibilità è più che doverosa che mai. Proprio perché la conversione dei settori, qualora avvenga in un regime di normale mercato, incontra una serie complicazioni legate anche appunto la dinamica stessa dei mercati. Invece in un caso come questo in cui ci apprestiamo a investire miliardi di euro per la conversione di alcuni settori, ebbene serve che siano indirizzati in una prospettiva di sostenibilità. Serve ora, e più di prima del virus".
Nello scenario dell'emergenza anche il mondo della ricerca sull'energia, pur all'interno dei piani triennali in corso, ha visto le sue priorità influenzate dalle domande poste dall'emergenza. Ad esempio riguardo le necessità di resilienza delle reti e dei sistemi. Ma viene coinvolto anche da nuovi stimoli e coinvolto nella verifica di nuove domande.
"Se c'è un punto nuovo che potremmo aver imparato da questo disastro in corso è che la necessità di avere filiere più corte diventa elemento strategico a livello di sistema paese - spiega l'amministratore delegato di Rse - Potremmo ancora in futuro dipendere così pesantemente da altri sistemi o da fonti di approvvigionamento che arrivano da migliaia di chilometri? Forse è più saggio fare ciò che l'Unione europea ha intrapreso da tempo nelle sue direzioni di sviluppo energetico. Cioè puntare ad una maggiore indipendenza del continente rispetto a fornitori esterni di energia. Cosa che implica anche un più intenso sfruttamento di alcune fonti che sono già in Europa, ovviamente rinnovabili. Ma anche un più intelligente sfruttamento e uso di altre fonti che avranno la loro importanza nel futuro, con una rinnovata attenzione alle politiche strategiche continentali rispetto al resto del mondo".
In sintesi, ragionando dalla prospettiva del sistema energico, come si esce dalla crisi del coronavirus? "Se ne viene fuori - conclude Delfanti - con una maggiore attenzione all'intensità di investimento pubblico verso la decarbonizzazione dei sistemi energetici e verso una maggiore indipendenza dall'estero".