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A Roma anche "Ottavio" rischia la chiusura, tra i clienti Conte

Roma, 29 apr. (askanews) - Ottavio, raffinato ristorante di Roma, ai cui tavoli si sono seduti recentemente Roberto Benigni e lo stesso premier Giuseppe Conte, rischia di non rialzare la serranda, come molti altri locali d'Italia strozzati dalle perdite e dai costi morti, dovuti ai mesi di chiusura forzata a causa dell'emergenza sanitaria. La riapertura non sarebbe prima del 1 giugno 2020, in base al nuovo dpcm. Ma la fase 2 per alcune realtà non è scontata. Per questo Ottavio, assieme a diverse centinaia di locali della Capitale, ha aderito all'iniziativa "Risorgiamo Italia", riaccendendo le luci e apparecchiando un tavolo per una sera soltanto. La proprietaria, Anna Di Marzio:

"Farsi sentire, rendersi un attimo più visibili, perché non è la voglia di riaprire in fretta, almeno la mia richiesta e anche la richiesta di altri, riaprire in sicurezza senz'altro", ha spiegato.

"Io posso riaprire anche a settembre, il problema sono i costi morti, se qualcuno non ci viene incontro con degli aiuti, con dei finanziamenti che non ci prendano per il collo, anche a fondo perduto, allora ha un senso anche aspettare, altrimenti c'è il rischio proprio chiusura. Stiamo valutando la chiusura", ha rivelato.

Qualcuno prova a telefonare per sapere se dal 4 maggio partirà l'asporto, come è previsto dal nuovo dpcm, ma per un ristorante come Ottavio, che a dicembre festeggia 20 anni di florida attività, è un po' complicato. E poi ci si chiede in mezzo alla psicosi del contagio, tra il distanziamento dei tavoli e l'obbligo di sanificare il locale con ditte specializzate, quanto si riuscirà a lavorare:

"Apriamo il 1 giugno sì... Ma quanto potrò lavorare? É difficile, non si arriverà al 50%, forse forse al 20%, quindi non è possibile, gli affitti vanno avanti, le utenze vanno avanti, i costi del personale vanno avanti, si possono ridurre le ore, ma il costo del lavoro in Italia sappiamo quello che è", afferma.

"Anche il 1 giugno noi comunque saremmo sotto con le spese, per cui io riaprirò solo se lo Stato riuscirà a darmi un aiuto, ma tangibile, di liquidità, che non deve essere per forza tutto a fondo perduto, ma deve essere un aiuto, perché altrimenti si sta fuori, assolutamente", conclude.

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