Energia: dal lockdown covid un'anticipazione sul mercato del 2030
Milano, 7 mag. (askanews) - Un'anticipazione di come si comporterà tra dieci anni il sistema elettrico: è uno degli effetti laterali prodotti dal lockdown imposto dal coronavirus.
La diminuzione della domanda di energia ha infatti innescato, in situazioni specifiche, una rimodulazione delle fonti utilizzate: nei fatti è stata l'occasione di un vero e proprio esperimento dal vivo, che nessuno avrebbe voluto fare, ma che ha permesso di verificare dati importantissimi per valutare le criticità che segnano la strada verso la decarbonizzazione prevista dal Piano energetico nazionale, quando si avrà un maggior peso delle fonti rinnovabili e un minor contributo di quelle fossili.
E' quanto emerge da un'analisi di Rse - Ricerca sistema energetico - i cui risultati sono stati anticipati on line sul sito DossieRSE (www.dossierse.it) . "I dati che vediamo sono un'anticipazione dell'evoluzione del sistema elettrico: abbiamo una minor produzione da fonte gas e carbone e un incremento proporzionale delle fonti rinnovabili - spiega Luigi Mazzocchi, direttore Tecnologie di Generazione e Materiali di Rse - Quindi qualche cosa di molto simile al modello cui tendiamo nei Piani energia e clima al 2030. In particolare nella prima domenica di aprile, quando si è verificato una ancora più accentuata presenza di fonti rinnovabili a causa del fatto che c'era sole e vento, e quando la domanda era particolarmente bassa, ci siamo avvicinati molto al mix di fonti che dovremmo avere mediamente nel 2030".
L'analisi di Rse ha permesso quindi aprire una inattesa finestra di osservazione su diversi aspetti di comportamento del sistema elettrico nei prossimi anni. "Le osservazioni che abbiamo fatto portano a dire che anche in questa condizione, che sarà proiettata al futuro con forte presenza di fonti rinnovabili, il sistema è stabile. Se mantenuto in sicurezza ha dato il normale qualità nel servizio - prosegue Mazzocchi - Quello che si osserva inoltre è che c'è un ricorso maggiore alla flessibilità gestita nel mercato del dispacciamento. Quindi i volumi di energia movimentata nel dispacciamento sono notevolmente più alti di quelle del mese corrispondente 2019 e questo comporta dei costi che vanno poi in bolletta. Quindi possiamo dire che il sistema è in grado di funzionare anche in questo assetto, già con le risorse che ha adesso, ma questo però ha un costo. E' vero che il costo energia è stato basso, ma il costo dei servizi è stato invece notevolmente più alto; e questo è un costo a carico dell'utente che si può cercare di contenere".
In tempi di emergenza coronavirus la ricerca dunque non si è fermata: proseguendo anch'essa in contesto di sicurezza, ha anzi colto le opportunità nella crisi per offrire supporto alle scelte che influenzeranno i prossimi anni. "Questo è il primo di una serie di tre dossier sul tema dell'emergenza covid per guardare cosa potrebbe accadere, da qui a una decade, al nostro sistema energetico - commenta Maurizio Delfanti amministratore delegato Rse - Siamo infatti convinti che sia il momento in cui è necessario scegliere se i grandissimi investimenti di risorse pubbliche che ci apprestiamo a mettere sul piatto possano veramente incidere e segnare per sempre un cambio di percorso nel paradigma energetico dei sistemi, sia italiani sia a livello internazionale".