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Nanda Vigo, architetto della luce: uno spazio anche interiore

Milano, 18 mag. (askanews) - E' morta a 83 anni Nanda Vigo, architetto, designer e artista che ha attraversato la scena italiana a partire dagli anni Sessanta, muovendosi con disinvoltura e talvolta anche con spregiudicatezza nel sistema dell'arte, in primis quello milanese.

Dal 1964, data in cui elaborò il Manifesto Cronotopico, Vigo ha lavorato sulla relazione tra lo spazio e la luce e in questo ambito ha poi costruito i suoi lavori più importanti, giungendo a una accattivante e consapevole idea di espressione che poggiava sulle basi del grande concettualismo, ma assumeva forme contaminate dal design e dalla riflessione sull'architettura.

"Il concetto che esprimo - ci aveva raccontato in un'intervista di qualche anno fa - è sempre quello: la luce, la luce protagonista non solo dello spazio, ma anche di noi stessi, Quindi la parte centrale è in noi stessi".

Come si vede, l'idea concettuale era presente, ma, per sua stessa ammissione, spesso l'architettura aveva avuto, nella sua vita, un peso maggiore rispetto all'arte. E proprio in questo dialogo tra le discipline, forse più che nelle sculture luminose, possiamo individuare oggi la lezione più interessante di Nanda Vigo.

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