Al Meeting di Rimini anche le voci da Kharkiv: "Slava Ukraini"
Rimini, 24 ago. (askanews) - Portano la voce della loro terra martoriata. Un seme di pace e di speranza. Con il sogno di tornare presto in patria. Al Meeting di Rimini, tra i volontari ci sono anche una trentina di ragazzi ucraini. Arrivano da Kharkiv, da Kiev e da altre città: terre distrutte da mesi di bombardamenti. Raccontano le loro storie e lanciano un forte, unico, messaggio. "Slava Ukraini!". "Noi siamo ucraini, siamo fratelli e sorelle - ha detto Artem Hnedkov -. Ed è molto importante per noi continuare a rimanere uniti. Forza Ucraina".
Artem arriva da Kharkiv. E' giunto in Italia appena prima della guerra grazie all'aiuto della comunità Emmaus. "Io sono solo, ho vissuto in orfanotrofio. Ho tanti amici e per me sono come una grande famiglia. Loro mi dicono che adesso la situazione è molto brutta. E' difficile studiare qui e sapere che nel mio paese c'è la guerra".
Artur Hudenko è giunto in Italia a gennaio, poche settimane prima dell'invasione russa. Studia a Milano e al Meeting di Rimini è arrivato come fotografo volontario.
"Spero che andrà tutto bene - ha confidato Artur Hudenko -. Per me è difficile stare in Italia mentre nel mio paese c'è la guerra. Mi spiace per quello che sta succedendo, mi sento male. Pensavo di tornare in Ucraina dopo qualche settimana invece Speriamo che arrivi la pace e possiamo tornare a vivere la vita di prima".
Ci sono poi Valeria e Ania che al Meeting di Cl, assieme ad altre amiche, hanno allestito un piccolo mercatino organizzato dalla cooperativa Emmaus per raccogliere fondi per aiutare un centro per disabili in Ucraina. "Rispetto al 24 febbraio la situazione a Kharkiv non è migliorata. Eppure vivendo qua in Italia sembra che le persone si siano dimenticate di quello che sta accadendo là, dove per le strade ci sono ancora razzi e bombe che distruggono strade e case".
Le ragazze, assieme agli altri giovani volontari, per tutta la settimana del Meeting hanno svolto servizi nell'accoglienza, nella comunicazione e nella ristorazione. Nella speranza presto di poter tornare nel proprio paese, in pace. "Noi siamo qua con i nostri ragazzi. Non è possibile tornare in un posto in cui si è ancora in pericolo e scoppiano le bombe. Per ora non è possibile".