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Ail, seminario ematologi-pazienti su Leucemia Linfatica Cronica

Rende, 7 ott. (askanews) - La Leucemia Linfatica Cronica è una patologia tumorale che in Italia affligge, 4 abitanti ogni 100.000 e si manifesta più frequentemente nei paesi occidentali.È una patologia particolare, perché spesso viene scoperta in maniera casuale, cioè attraverso l'emocromo, una piccola alterazione dei globuli bianchi, ma nella maggioranza dei pazienti oltre il 60% può essere indolente, ovvero viene diagnosticata, ma non necessita di cura nell'imminenza, o per almeno vent'anni o addirittura per il resto della vita. Se n'è parlato in un seminario a Rende, in provincia di Cosenza, organizzato dall'Associazione Italiana contro le leucemie, linfoma e mielomi (AIL), sezione di Cosenza, rivolto a pazienti di leucemia linfatica cronica, i quali hanno avuto l'opportunità di confrontarsi con alcuni ematologi. Abbiamo parlato con Mara Nigro, Presidente Ail Cosenza:

"Qui c'è la possibilità di avere un confronto tra pazienti con diverse esperienze e nello stesso tempo anche un confronto con il medico che da la possibilità di capire ed apprendere quali sono le nuove possibilità in campo della ricerca per poter guarire dalla leucemia linfatica cronica".

Una patologia sicuramente meno aggressiva rispetto alla leucemia acuta, come ha spiegato il Dott. Massimo Gentile, direttore del reparto di Ematologia all'Ospedale di Cosenza che però nel 30-40% dei casi necessita di un trattamento.

"In questi anni l'approccio terapeutico a questa tipologia di patologia è molto cambiato, siamo passati dalla chemioterapia convenzionale ad una terapia mirata, ossia parliamo di medicina di precisione. Questo è un cambiamento epocale, adesso i pazienti possono avvantaggiarsi di una terapia spesso orale che permette di ottenere delle buone remissioni e di tempi liberi dalla malattia molto lunghi".

Infine abbiamo parlato con Felice Bombaci, Direttore Ematologia dell'Ospedale di Cosenza:

"Avere una diagnosi di una leucemia è comunque un qualcosa che impatta sulla vita perché già la parola evoca la morte, anche se la ricerca ha eliminato questo spettro, la persona e la famiglia si ritrova a vivere un momento di adattamento a questa diagnosi. Un periodo in cui deve capire se le terapie funzionano e deve capire come sarà il suo futuro".

Oggi però grazie alla ricerca che ha fatto passi da gigante, il paziente viene sottoposto a terapie mirate che a parte qualche effetto collaterale, gli permettono, sostanzialmente di svolgere una vita normale.

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