Roma, 3 nov. (askanews) - La ricerca scientifica come asset fondamentale per la competitività. Un concetto che va declinato a livello politico, creando un ecosistema normativo e competitivo adatto e a livello economico, con la messa a disposizione di risorse adeguate. La quinta edizione della Relazione sulla ricerca e l'innovazione in Italia, realizzata da tre Istituti del Consiglio nazionale delle ricerche - Irpps, Ircres e Issirfa - e con il contributo dell'Area Studi Mediobanca fa il punto della situazione. Askanews ne ha parlato con Andrea Lenzi, presidente del Cnr.
"Questo rapporto fa un po' la fotografia della situazione della ricerca scientifica a livello nazionale ponendo due o tre punti di osservazione. Uno: sicuramente l'Italia ha una buonissima produzione scientifica ed è tra i paesi di maggiore rilievo per la produzione scientifica e per la qualità della produzione scientifica stessa. L'altro è che abbiamo cominciato finalmente a orientare la ricerca scientifica verso due o tre strade nuove che sono uno il trasferimento tecnologico. Quindi maggiore numerosità di brevetti, maggiore numerosità di spin-off e di start up, di capacità di trasferire nel mondo industriale quello che noi produciamo scientificamente. Un altro punto fondamentale è la validazione: la ricerca scientifica, senza una valutazione approfondita di qualità e costante, non ha riscontri".
Aspetti che, osserva Lenzi, devono diventare fulcro nelle strategie di crescita: "La ricerca scientifica deve diventare una di quelle cose che il sistema Paese sente il bisogno e la politica ci aiuta e ne parla".
Nel dettaglio del rapporto, tra i vari aspetti esaminati, emergono il Pnrr e l'internazionalizzazione. Daniele Archibugi, curatore della Relazione e Ricercatore associato Cnr-Irpps: "Il Pnrr ha consentito di avere una fiammata di investimenti e di assunzioni, purtroppo non tutte le risorse sono state spese per cui bisogna accelerare la spesa ma soprattutto c'è un problema di fondo che è quello di dire: 'che succederà nel futuro'? Per capitalizzare questa grande opportunità è assolutamente necessario che ci sia un investimento ulteriore ma questa volta sostenuto da risorse italiane". Molto importante poi il tema dell'internazionalizzazione: "L'altro dato che emerge da questa relazione è che le grandi imprese italiane che una volta erano l'ossatura della capacità tecnologica e innovativa del Paese sono sempre meno italiane. Stanno andando all'estero, spesso abbiamo imprese multinazionali che acquistano imprese italiane ma non sappiano se questa internazionalizzazione tenga in considerazione gli interessi di lungo periodo nel nostro Paese".



