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Nessuna nuova legge ci salverà dai Trota

politica

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Mentre guardo il video cult della saga “Lega ladrona” – l'autista che sventola i 50 euro davanti al naso del Trota – mi viene una domanda.  Ma se ci fossero state le regole ferree e severissime sulla trasparenza dei bilanci che ora tutti i partiti vogliono approvare, facendo a gara di chi le propone più stringenti, ci sarebbe stato un caso Trota?  Se fossero già legge le belle proposte che Pier Luigi Bersani, Pier Ferdinando Casini, Angelino Alfano, Antonio Di Pietro, ma anche Nichi Vendola e giù per tutti i leader politici fanno sui giornali e si apprestano a votare in Parlamento, la nostra ansia di giustizia sarebbe finalmente soddisfatta?  Nessuno potrebbe più fare il furbo, i soldi dei partiti sarebbero finalmente destinati per fare politici, non ci sarebbero più finti rimborsi? La risposta è no. Proprio il video dell'autista e Renzo Bossi svelano l'ipocrisia del dibattito in corso. Perché se anche i bilanci dei partiti fossero certificati da una società di  revisione esterna, come meritoriamente propone e fa il Pd, se anche dovessero passare il vaglio della Corte dei Conti, come chiedono tutti, se anche ci fosse l'obbligo alla “massima trasparenza e pubblicità” o persino si obbligasse per legge a compilare i bilanci in modo analitico, con le voci segnate una per una, se i revisori dei conti fossero ex presidenti della Corte dei Conti o di Cassazione,come è arrivato a proporre il Terzo Polo, be' vi dò una notizia: Trota avrebbe potuto tranquillamente  fare quello che ha fatto. Nel caso in questione, infatti, non c'è alcun bilancio falsificato. Non ci sono fatture finte o soldi sottratti.  Ciascuna spesa del Trota risulta giustificata dalla sua bella pezza giustificativa. Certo, di fronte ai costi per una scuola a Londra, sempre che così fossero indicate nei bilanci, una società di revisione seria avrebbe potuto eccepire qualcosa. Ma se l'autista, come documenta il video, presentava uno scontrino di un pieno di benzina dicendo che era stato lui a farlo, mentre in realtà l'aveva fatto Bossi jr per sé, chi l'avrebbe mai beccato? Nessuno. Nemmeno i megacontrollori delle mitiche società di revisione. Infatti se si sa è solo perché l'autista l'ha  rivelato. Non è certo materiale scoperto dai pm frugando nei bilanci. Questo per dire che nella discussione nata da questa ennesima brutta vicenda c'è tanta ipocrisia. E' brutto dirlo, ma la cresta sui rimborsi sarà sempre possibile farla. Anche dopo le norme che i nostri leader politici, nelle vesti di censori del malcostume e della disonestà, sono pronti ad approvare. Non saranno super-mega-controlli di severissime società americane o sezioni di tribunali speciali a impedire a un dirigente politico di presentare come rimborso una spesa che non ha fatto o non c'entra nulla con l'attività politica.  Per carità, bene che questi controlli ci siano. Inventiamone di nuovi e di più severi. Ma è un'illusione, o una consapevole ipocrisia, pensare che siano la soluzione del problema. La via d'uscita è più complicata. E più lunga. Intanto bisognerebbe educare e educarsi al senso del bene comune.  Bisognerebbe che nei partiti, da chi ha più responsabilità a chi ne ha meno, ci si ricordasse che i soldi che girano sono al servizio di qualcosa.  Che i dirigenti, fin nelle piccole cose, si comportassero così e insegnassero con l'esempio a comportarsi così. E se si vede che qualcuno non lo fa, dovrebbe essere corretto, richiamato, sanzionato. Non trattato come uno che sta facendo una cosa normale, tanto la fanno tutti. E bisognerebbe che girassero meno soldi, certo. Per il resto, come già dicevo, è un fatto personale.  Cambiamo pure le regole, ma illudersi che queste ci renderanno tutti più onesti è ridicolo.

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