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Moana Pozzi, la verità sul suo corpo: quello che pochissimi sapevano

Bruna Magi
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Morì trent’anni fa, ne aveva compiuti trentatré, ufficialmente a causa di un cancro al fegato, ma il mistero permane. Moana Pozzi, lady del porno dal volto angelico, considerata anche un’intellettuale, la ragazza di buona famiglia che era andata a scuola dalle suore, ma fu irresistibilmente attratta dal peccato (anche nel senso professionale) è ancora presente fra noi, tanto che alcuni sostengono che sia ancora viva. È stata raccontata in mille sfumature di grigio, rosso e nero, su giornali, libri e in televisione. Oggi torna fra noi in un inedito saggio biografico, tra testimonianze, enigmi, pietà e rabbia che si provano sempre quando la morte si porta via i giovani e belli, quelli cari agli dei. Titolo Tutto deve brillare-Vita e sogni di Moana Pozzi (Blackie edizioni, pag.256, euro 20), della giornalista Francesca Pellas, che “presenta” l’icona Moana usando l’incipit di una delle migliaia e migliaia di lettere indirizzate dai fans (oggi sarebbero milioni di followers sui social) alla pornostar. Scriveva l'ammiratore: «Sei bella come un chiaro di luna, la tua fierezza affascina sconvolgendo l'anima... Bella Moana sei solo un sogno, ma ti ringrazio perché mi aiuti a vivere».

Già, troppo raffinata, troppo elegante per fare la pornodiva. Secondo l’autrice, Moana è stata una maestra di libertà: «Ha usato il suo corpo per fare una rivoluzione che partiva dalla cosa più splendente e preziosa che possedeva, ovvero la sua mente. Tanti di quel corpo hanno visto tutto, eppure lei rimane inconoscibile come un punto di domanda in agguato sul fondo dell’oceano». Anna Moana (che in Polinesia, sognata dai genitori, significa il punto dove il mare è più profondo) non a caso nata a Genova il 27 aprile 1961, quindi un po’ sirena, abituata a sdraiarsi languida lungo la costa, come la consorella Partenope nello splendido abbraccio del golfo di Napoli. Ma anche piratessa audace nel carpire i sensi e gli animi. Nel suo libro, autopubblicato, La filosofia di Moana, la pornostar raccontò che, secondo sua madre (il papà, Alfredo, era un ricercatore nucleare), già a quattro anni lei indossava i suoi gioielli quando arrivavano ospiti, le piaceva farsi ammirare, ma a scuola sarebbe stata un’alunna splendida, una bambina intelligentissima che amava molto gli animali, la domenica a messa con mamma, papà e sorella, poi tutti insieme a comprare le paste.

 


Unico problema, in casa era vietato parlare di sesso. E lei perse la verginità per deliberata curiosità, a quindici anni. Tutto cambiò quando il padre venne trasferito al Centro di Ricerche Nucleari della Casaccia, vicino al lago di Bracciano. In un alberghetto giravano un film con Edwige Fenech e Renato Pozzetto, le fu offerta una comparsata dove fece il bagno a seno nudo sotto le cascate di Saturnia. Fu l’inizio di una sterminata carriera cinematografica, culminata nel porno e coordinata da Riccardo Schicchi, megaproduttore di questo genere. Un’attività che le era costata la cacciata dalla tv, dove aveva persino condotto, incredibile ma vero, un programma per bambini. Che l’adoravano.

 

 

Poi venne anche la politica con “Il partito dell'amore”, spalla a spalla con Ilona Staller. Tra i personaggi che la ricordano nel libro della Pellas c’è Melissa Panarello, ex scandalosa ragazzina prodigio del racconto erotico con Cento colpi di spazzzola prima di andare a dormire. La quale sostiene: «Il tema natale di Moana Pozzi è fortemente improntato al sesso, ma non così piacevole come potrebbe sembrare a uno spettatore poco attento.
Sono i soldi, gli affari e tutto ciò che compete la sfera materiale a essere la sua vera forza». È molto divertente il capitolo in cui aveva dato i voti agli amanti famosi nel suo libro La filosofia di Moana. Di Arbore scrisse: «Non molto fantasioso e anche un po' timido. Voto 6». Luciano De Crescenzo si vergognò moltissimo quando nel bungalow del Club Mediterranée di Taormina furono scoperti in flagrante dalla cameriera, voto 6. Un sostanzioso otto va a Marco Tardellli

 

 

Extraclasssifica, seguirà Bettino Craxi, il più importante dei suoi amori, a proposito del quale la madre, che la rimproverava sempre per la sua condotta, disse che era un vecchiaccio somigliante a un ippopotamo. Moana rideva con quel suo sorriso abbacinante, l’abbracciava, rispondeva che Bettino era dolce e gentile e di essere sempre, per la mamma, la sua deliziosa bambina, quella che le preparava un brodino di dado, quando non stava bene. E anche la ragazza che portava sempre con sé, da fedele devota, le immagini di Santa Rita da Cascia e Giovanni XXIII. Un’intervistata eccezionale, nel capitolo dedicato a Craxi, è la figlia Stefania la quale racconta della gelosia provata per il padre e dice “la verità è che a lui piacevano le donne e lui piaceva a loro”. Aggiunge che le è sempre stato insegnato a non giudicare le persone. E di essere stata colpita non solo dalla bellezza di Moana, ma anche dalla sua storia familiare e dall'imprevedibilità delle sue scelte. Chapeau.

 

 

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