Palermo, 17 gen. - (Adnkronos) - Due anni fa, l'11 aprile del 2012, ha ricevuto la 'visita' di Mario Messina Denaro, cugino della primula rossa di Cosa Nostra, Matteo. Era venuto a proporle un affare a cui non poteva dire no. Ma Elena Ferraro, giovane imprenditrice di 35 anni, non ha avuto dubbi. Si è recata in Questura e ha denunciato tutto. Un anno dopo sono arrivati gli arresti. La sua è la storia di una ribellione di una donna in una terra difficile, quella che ha dato i natali al capo di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro: Castelvetrano (Trapani). "Mario Messina Denaro - racconta all'Adnkronos Elena Ferraro, legale rappresentate di un centro di diagnostica a Castelvetrano - si presentò nel mio studio, senza nemmeno dirmi il suo nome di battesimo, ma ricondandomi minacciosamente di essere 'il capo di tutto'. Poi mi propose un affare: una convenzione con una clinica di ortopedia di Partinico, nel palermitano. Io avrei dovuto fare delle fatture gonfiate e il denaro in più che ne avrei ricavato avrei dovuto consegnarlo a lui. Mi disse esplicitamente che quei soldi servivano a sostenere le famiglie dei detenuti". Ma la giovane imprenditrice non ci pensò due volte. Andò in questura e denunciò tutto. (segue)