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Tassa sul riscaldamento: chi ha la stufa a pellet pagherà 50 euro in più

Giulio Bucchi
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Costerà in media 50 euro in più a famiglia, e produrrà un gettito previsto di 96 milioni di euro per le casse dello Stato, la stangata sui pellet decisa dal governo Renzi. L'aumento dal 10 al 22% dell'Iva sui cilindretti di materiale legnoso che almeno due milioni di famiglie italiane utilizzano per alimentare le stufe che scaldano le loro abitazioni, avrà infatti un impatto consistente sui bilanci famigliari, già notevolmente alleggeriti da Imu, Tasi (Tassa sui servizi indivisibili), Tari (Tassa sui rifiuti) e dai vari aumenti adottati negli ultimi anni. D'altra parte, la partita giocata dall'Esecutivo è un gioco già visto. Tanto che la discussione sulla legge di Stabilità in corso al Senato sembra più che altro una partita al casinò: cambiano le carte, cambia il nome del tavolo, ma alla fine il banco vince sempre e comunque. Che poi in questo caso a pagare saranno soprattutto le famiglie a basso reddito, che negli ultimi anni avevano trovato nel pellet un combustibile economico alternativo per far funzionare le stufe e risparmiare qualche centinaio di euro all'anno sul conto del riscaldamento, all'Esecutivo Renzi non sembra importare. L'importante, soprattutto in termini di immagine e di strategie elettorali, è poter dire ad ogni costo di aver congelato l'aumento della Tasi e dell'Imu che rischiava di scattare nel il 2015. Poco conta se nel contempo si lasciano al freddo due milioni di famiglie. Non solo. Quella prevista dal Governo, con un apposito emendamento presentato in Commissione bilancio al Senato, non è certo una misura improvvisata. Per averne conferma basta dare un'occhiata alle cifre. Secondo l'ultimo rapporto dell'Associazione italiana energie agroforestali (Aiel) l'Italia, con 3,3 milioni di tonnellate di pellet bruciati nel corso del 2013, è il primo consumatore in Europa di questo materiale. Nel giro di pochi anni sono infatti state installate circa due milioni di termostufe che utilizzando questo materiale, prodotto da scarti di produzione, sono in grado garantire non solo il riscaldamento degli ambienti, ma anche quello dell'acqua domestica. Facile, quindi, capire perché il Governo abbia deciso di non assimilare più i cilindretti in segatura compressa alla legna da ardere, sulla quale vale ancora l'imposta sul valore aggiunto agevolata al 10%. «Un crimine contro il buon senso e contro il Nord», ha tuonato il vicepresidente del Senato leghista, Roberto Calderoli. Le regioni settentrionali sono infatti quelle nelle quali la fuga verso il pellet dai combustibili classici, più costosi e più appesantiti dalle tasse, ha registrato negli ultimi anni il trend più forte. «Scaldarsi non è un lusso», ha commentato il leader della Lega Nord, Matteo Salvini. «L'aumento dell'Iva sul pellet per il riscaldamento è frutto di un'incredibile fantasia tassatoria, alla quale la Lega si opporrà in ogni maniera». Se poi l'opposizione del Carroccio riuscirà a far cambiare idea al premier, questo è tutto da vedere. di Dino Bondavalli

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