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Austria, trionfano i nazionalisti: l'Unione Europa sempre più lontana, a fine mese la petizione contro Bruxelles

Andrea Tempestini
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Un risultato spettacolare per l'Fpö, formazione austriaca della destra antieuropea. Alle regionali di domenica in Stiria, il secondo Land del Paese, il Partito della libertà austriaco ha fatto un balzo in avanti del 16,3 per cento. Ossa rotte per i suoi avversari: i socialdemocratici (Spö) sono crollati di 9,1 punti scendendo al 29,2%; malissimo anche i popolari (Övp), giù di 8,7 punti al 28,5%. Le due formazioni che hanno retto il governo di Graz in grande coalizione sono state dunque affiancate dai discussi nazionalisti di Heinz-Christian Strache, che in Stiria ha portato il suo partito al 27,1 dei consensi. Nel Land «c'è stato un terremoto che non potrà restare senza conseguenze», ha ammesso il vicegovernatore Hermann Schützenhöfer (Övp). Nonostante la batosta, la grande coalizione controlla ancora 29 seggi sui 48 del Landtag, ma la questione non è più solo numerica. Tanto più che il candidato governatore dell'Fpö, Mario Kunasek sgomita per governare: «Abbiamo superato il nostro miglior risultato». Ecco perché, ha aggiunto, «è tempo di mettere fine alla politica di esclusione contro di noi e contro la maggioranza dei cittadini della Stiria». A fare breccia una controversa campagna elettorale centrata sull'immigrazione. Sotto lo slogan «Vi sentite stranieri in patria?», i volantini dell'Fpö confrontavano due famiglie tipo: genitori e tre figli. La prima austriaca, la seconda di immigrati. Per il Partito della libertà, lo stipendio medio del padre impiegato a tempo pieno e quello della madre lavoratrice part-time assicurano alla famiglia austriaca un reddito di 2.570 euro mensili, assegni familiari inclusi. La famiglia di richiedenti asilo metterebbe insieme invece 2.640 euro mensili in contributi sociali: 70 euro di più. «Per non fare niente», puntava il dito l'Fpö. Dati manipolati, accusava a metà marzo l'organizzazione umanitaria austriaca SOS Mitmensch, secondo cui la famiglia austriaca guadagnerebbe invece almeno 200 euro di più. Una differenza giudicata comunque troppo piccola da molti elettori in Stiria. Il messaggio dell'Fpö, tornato ai grandi numeri ai cui lo aveva abituato negli anni '90 il suo leader Jörg Haider, ha fatto breccia anche nel Burgenland, la più piccola e orientale delle regioni austriache. Qua l'Spö ha perso il 6,4% (e sarà obbligato a trovare un leader di coalizione per restare al governo), l'Övp il 5,5% e il partito di Strache è cresciuto di 6,4 punti. La netta vittoria dei populisti non è priva di conseguenze per il panorama politico viennese. In primo luogo, l'Fpö aumenta di due mandati la propria presenza al Bundesrat, la Camera alta dove siedono i rappresentanti degli Stati. Più importante, la vittoria del Partito della libertà rafforza i movimenti euroscettici, islamofobici e nazionalisti che da anni spirano ormai fra le valli dell'Austria felix. Basti pensare alla raccolta di firme lanciata da un gruppo di austriaci che, fra il 24 giugno e il 1 luglio, chiederà ai propri concittadini di sostenere l'uscita del Paese dall'Ue. Ai sensi della Costituzione austriaca, se gli organizzatori riusciranno a ottenere 100 mila firme in una settimana, obbligheranno il Parlamento a discutere un disegno di legge in materia o, in alternativa, a indire un referendum sulla questione. La raccolta di tante firme in così pochi giorni è un'opera improba. Va ricordato però che, pur non propugnando l'uscita dall'Ue, l'Fpö è un partito fortemente euroscettico, contrario al salvataggio della Grecia e favorevole al ricorso al referendum come strumento per restituire potere ai cittadini. I grattacapi per il governo centrale austriaco non sono finiti. Al contrario, la cavalcata dei populisti di Strache potrebbe essere solo all'inizio. Galvanizzato dal successo in Stiria, l'Fpö affila le armi anche per le prossime regionali, in programma in autunno in Alta Austria (capoluogo Linz) e nella stessa Vienna. Secondo Strache, che nella campagna appena conclusa ha chiesto «più appartamenti e meno moschee», quello di domenica è stato solo un assaggio. Alla guida dal 2008 di un governo di grande coalizione, la stessa appena sconfitta in Stiria, il cancelliere federale Werner Faymann ha motivo di preoccuparsi. di Daniel Mosseri

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