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L'Europa caccia i clandestini

Maurizio Belpietro
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La Svezia manda a casa 60mila immigrati, noi 600. La misura dell' incapacità di gestire il fenomeno dei profughi da parte del governo Renzi sta in questo confronto. Cifre stridenti, che rivelano tutta la retorica di cui ci nutriamo. Mentre noi annunciamo rimpatri forzosi e improbabili trasferimenti di profughi nel Nord Europa, la civilissima patria della socialdemocrazia, un posto da sempre portato a esempio per Welfare e accoglienza, fa i conti con un sistema al collasso. Stoccolma non è più in grado di aprire le porte a chiunque e perciò decide di chiuderle e di rimandare gli stranieri alla casella di partenza. L' operazione rimpatri è stata annunciata dal ministro degli Interni, il quale non ha escluso che i «respingimenti» al Paese d' origine possano arrivare anche a 80 mila, ossia circa il cinquanta per cento degli arrivi registrato lo scorso anno. Il ponte aereo (i rimpatri saranno effettuati con voli charter) richiederà tempo, forse addirittura anni, ha detto un sereno Anders Ygeman, esponente del partito socialdemocratico, ma la decisione è presa. Una scelta dettata dalle tensioni dovute alla sempre maggiore presenza in Svezia di profughi, una presenza non senza problemi. Due episodi recenti hanno fatto cambiare opinione a molti in fatto di accoglienza. Il primo è il tentativo di scippo ad opera di un immigrato: di fronte alla resistenza di una giovane donna che accompagnava i propri figli, l' immigrato non solo ha colpito la mamma, ma le ha anche sputato in faccia e quando il video, ripreso da una telecamera di servizio, è finito in rete, l' ondata di indignazione è tracimata. Non fosse bastato lo scippatore accolto per motivi umanitari che aggredisce una donna, è arrivato poi l' assassinio di una ragazza di 22 anni che lavorava in un centro profughi: uccisa a coltellate Clicca qui, acquista una copia di Libero e leggi l'editoriale di Maurizio Belpietro

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