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Suore massacrate in Burundi: fermate due persone. Giallo sulla violenza sessuale

Nicoletta Orlandi Posti
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Due sospetti, secondo fonti della polizia locale, sarebbero stati fermati con l'accusa di aver ammazzato senza pietà le tre suore saveriane missionarie nel convento di Kamenge, zona nord di Bujumbura, capitale del Burundi. Il vicedirettore generale della polizia, Godefroid Bizimana, sostiene che Lucia Pulici, Olga Raschietti e Bernardetta Boggian, sono state violentate prima di essere uccise e che la terza missionaria, aggredita dopo che aveva scoperto i cadaveri martoriati delle consorelle, è stata decapitata. La notizia della violenza sessuale, però, è stata smentita dalle Missionarie saveriane che hanno citato proprie fonti in loco: le tre suore sono state picchiate selvaggiamente, ma non sono state violentate, ha detto suor Silvia Marsili, vicaria generale delle Missionarie saveriane, interpellata da Avvenire: "È circolata la notizia dello stupro delle tre religiose. A noi non risulta". Di certo c'è che l'assassino, un giovane probabilmente squilibrato visto fuggire con un coltello in mano, si è accanito sul corpo di almeno una delle vittime con una pietra. A scatenare la furia dell'uomo forse "il tragico esito di una rapina", ha ipotizzato la diocesi di Parma sul suo sito web, anche se è stato precisato che dal convento non è stato portato via nulla. Elemento che porta la polizia a prendere in considerazione anche l'ipotesi di una vendetta. L'ordine delle saveriane era già stato preso di mira in Africa. Sette suore cattoliche Missionarie di Maria-Saveriane (sei italiane e una brasiliana) furono sequestrate il 25 gennaio 1995 e liberate il 21 marzo successivo dai ribelli del Fronte rivoluzionario unito (Ruf). Rientrarono in Italia in buone condizioni e dissero di essere stata trattate bene.

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