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New York, uccisi due poliziotti, è rivolta contro il sindaco De Blasio

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Ignazio Stagno
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Due agenti ammazzati a freddo nella loro auto a colpi di arma da fuoco sabato pomeriggio a Brooklyn sono i primi due morti della campagna militante di odio condotta dal “popolo” che ha ubbidito agli appelli del reverendo Al Sharpton, del ministro della Giustizia Eric Holder, del presidente Obama e del sindaco di New York Bill de Blasio a protestare contro la polizia “razzista” perché discriminerebbe contro i neri e gli ispanici. Erano stati già malmenati due agenti nel corso delle manifestazioni che si sono succedute ogni giorno in città dopo il verdetto di non luogo a procedere del Gran Giurì nei casi di Ferguson (Michael Brown) e di Staten Island (Eric Garner). E un professore di un college era stato arrestato per aver buttato un bidone della spazzatura pesante oltre 20 chili dal ponte di Brooklyn sulle auto che passavano sotto, rischiando di uccidere qualcuno. Nei cortei lo slogan cantato dai protestanti era “Che cosa vogliamo? Poliziotti morti. Quando li vogliamo? Adesso”. Tale era stata l'escalation dell'attacco alla NYPD, che Pat Lynch, presidente dell'associazione sindacale degli agenti (Patrolmen's Benevolent Association) aveva detto giorni fa a proposito del sindaco rosso: “Lui non sta governando la città di New York. Pensa che sta compiendo una fottuta rivoluzione”. Con un'iniziativa che non poteva essere più tragicamente premonitrice, gli attivisti del sindacato della polizia avevano fatto circolare una petizione in settimana in cui i firmatari diffidavano il sindaco democratico e la Speaker della Camera, la democratica ultra sinistra Mark-Viverito (del Partito dei lavoratori, filocomunista) dal partecipare alle esequie di eventuali poliziotti uccisi facendo il loro dovere. Ieri Rafael Ramos, 40 anni, ispanico e Wenjian Liu, 32 anni, cinese, entrambi residenti a Brooklyn, stavano appunto facendo il loro dovere: erano di pattuglia nel quartiere Bed-Stuy di Brooklyn, fermi nella loro auto con il marchio NYPD, nelle loro divise blu, quando il 28enne nero Ismaaiyl Brinsley si è avvicinato all'auto e ha sparato 4 o 5 colpi dal finestrino a fianco del guidatore, freddandoli senza dire una parola. Aveva già annunciato su Instagram che cosa doveva dire: “Sto andando a mettere le ali ai porci oggi” (Pigs è come i manifestanti abitualmente chiamano gli agenti). E “Loro hanno preso uno di noi, noi prendiamo due di loro”. L'hashtag di rito, popolare tra la “base” di Al Sharpton, è #shootThe Police, cioè “Spara alla Polizia”. Nelle ore successive al doppio killeraggio politico, il furore dei poliziotti e l'imbarazzo colpevole del sindaco non potevano fronteggiarsi più platealmente. In un messaggio scritto Edward Mullins, presidente della Sergeants Benevolent Association, si è rivolto direttamente al sindaco: “Sindaco de Blasio, il sangue di questi due poliziotto è chiaramente nelle tue mani”. Quando de Blasio si è recato all'ospedale dove i due agenti erano arrivati poco prima, uno già cadavere e l'altro morto appena entrato in corsia, è dovuto sfilare, insieme al commissario Bill Bratton, davanti a centinaia di agenti in divisa che guardavano il muro, girandogli le spalle. Poi de Blasio ha avuto il fegato di dire, nella breve conferenza stampa, che “non è il tempo della politica, ma di piangere i due poliziotti e stare vicini alle famiglie”. E quando ha aggiunto, in un patetico sforzo di sanare un rapporto ormai irrecuperabile, “In questa vicenda siamo tutti insieme”, uno degli agenti presenti ha scandito una ferma risposta “No, non lo siamo”. In poche ore, la petizione per non avere de Blasio ai funerali ha raggiunto 36mila firme, e la raccolta prosegue. In una email circolata nel tardo pomeriggio tra i poliziotti vengono annunciate misure concrete, che di fatto riportano agli Anni ‘70, quando c'era una “guerra in città” tra la criminalità e la polizia, e gli agenti avevano come prima preoccupazione la difesa di se stessi, non il far rispettare l'ordine. “Almeno due auto dovranno rispondere ad ogni chiamata, non importa la condizione o la severità, non importa quale tipo di attività sia in corso, o quale sia l'opinione del supervisore della pattuglie”, vi si legge. Di fatto, raddoppiare il numero delle unità che rispondono alle chiamate del 911 dimezzerà la forza delle pattuglie della NYPD. Il memo accenna anche al potenziale rallentamento di arresti e di multe: “Assolutamente nessuna azione nella forma di arresti e di convocazioni forzose deve essere presa a meno che non sia assolutamente necessaria e un individuo debba essere messo sotto arresto. Queste sono precauzioni che erano prese negli Anni ‘70 quando i poliziotti erano oggetto di imboscate e i poliziotti erano giustiziati come un fatto normale. Siamo, per la prima volta in tanti anni, diventati un Dipartimento di Polizia ‘da tempo di guerra'. E noi dobbiamo agire di conseguenza”. I vertici del Dipartimento non hanno ancora reagito a questo atto di sostanziale ribellione delle forze dell'ordine, ma un poliziotto ha detto al New York Post: “Questo è solo l'inizio. C'è gente là fuori che vorrà fare azioni fotocopia di quella di oggi. La tensione che c'è, è la peggiore che ho mai visto”. Un tweet messo online ore dopo l'esecuzione dei due recita: “Uccidili tutti, io sto andando a New York ora #shootthepolice 2 altri saranno stesi domani”. Purtroppo, i profeti di sventura che temevano la ricaduta di New York in una spirale di anarchia e di crescente criminalità se fosse stato eletto de Blasio avevano visto giusto. Io ero tra costoro, e l'avevo scritto chiaramente. Non avrei mai immaginato che sarebbe bastato un anno a far precipitare la situazione. Nei tre del mandato che gli restano ne vedremo delle brutte. di Glauco Maggi

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