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Marine Le Pen a Libero: "Chi, come e quando distruggerà l'Unione europea"

Giulio Bucchi
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Marine Le Pen, presidente del Front National, parla a Libero all'indomani delle elezioni austriache. Dove i suoi alleati dell'Fpö (suoi e della Lega) hanno toccato un clamoroso 36%. L'aspirante inquilina dell'Eliseo brinda e spiega: «Sto lottando per la democrazia». E su Twitter attacca: «I francesi non vogliono la Turchia in Europa», anche perché «la sovranità appartiene al popolo. È il popolo a dover decidere». Eppure «l'Unione europea ha un impatto negativo in tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana». Per vincere le presidenziali francesi, la Le Pen ci conferma la svolta «moderata», appellandosi alla «forza pacifica delle urne» che ricorda lo slogan sulla «forza tranquilla» di François Mitterrand. Onorevole Le Pen, in Austria trionfano i vostri amici dell'Fpö. Eppure Hollande aveva detto che l'Europa dispone di tutti gli strumenti per sospendere un Paese governato dall'estrema destra. Cosa ne pensa?  «François Hollande, come molti suoi amici, è allergico alla democrazia e al rispetto della sovranità dei popoli. Agisce allineandosi perfettamente con tutti quei dirigenti, di sinistra come anche di destra, che da anni rinnegano il diritto inalienabile del popolo francese di poter decidere per se stesso. Agitare in continuazione la minaccia di sospensione, questa è una deriva totalitaria e palese violazione della volontà popolare. È ancora più inaccettabile che a pronunciare un tale discorso sia proprio la bocca di un Presidente della Repubblica, garante del buon funzionamento delle nostre istituzioni e sorvegliante del rispetto dei nostri principi costituzionali che prevedono, tra l'altro, che la sovranità appartiene al popolo».  Vienna vuole riattivare i controlli al Brennero. Lei sarebbe pronta a costruire dei muri – come già fatto da alcuni Paesi dell'Europa orientale – per difendere la frontiera francese?  «Non si tratta di costruire muri, ma di riconquistare la nostra sovranità territoriale. Controllare i nostri confini è vitale se vogliamo lottare efficacemente contro i massicci flussi di migranti, tra i quali si infiltrano anche i terroristi islamici che insanguinano i nostri Paesi. Abbiamo potuto sperimentare l'inefficacia e l'impotenza di Schengen con le tragedie terribili che abbiamo vissuto in prima persona. Controllare i propri confini è un atto sovrano che permette a un Paese di proteggere se stesso e la sua gente».  Oltre a incrementare i controlli ai confini, ritiene che la Francia dovrebbe bloccare immediatamente l'arrivo degli immigrati musulmani?  «Il problema non va valutato in termini di religione. Il nostro Paese conta 6 milioni di disoccupati, 9 milioni di poveri, sborsiamo già 2 miliardi di euro l'anno per i richiedenti asilo e accogliamo ogni anno 200.000 stranieri che sono un onere finanziario per la nostra comunità nazionale. Accogliere i rifugiati che sono nella stragrande maggioranza dei casi, migranti economici, significa aprire le porte a una sommersione totale. Centinaia di migliaia di siriani, iracheni, somali, yemeniti vogliono entrare a tutti i costi all'interno dell'Unione europea e unirsi ai Paesi socialmente più interessanti. Nel 2015 più di 1 milione di stranieri sono arrivati nell'Unione europea e il flusso continua ad intensificarsi. La nostra responsabilità è quella di dire chiaramente che non abbiamo i mezzi per accogliere queste masse umane, fonte di tensione sociale, economica e di sicurezza».  Dovremmo continuare a costruire nuove moschee?  «Qui il problema poggia sulla mancanza di trasparenza circa l'origine dei finanziamenti dei progetti di moschee in Francia. L'assistenza finanziaria da parte di alcuni Paesi stranieri, come l'Arabia Saudita e il Qatar, che hanno legami con i peggiori movimenti jihadisti in tutto il mondo, è una chiara minaccia per la nostra sicurezza nazionale. Inoltre, lo sviluppo particolarmente preoccupante di filiere jihadiste in Francia, che utilizzano le moschee come punti di reclutamento, e la limitatezza dei mezzi dello Stato per controllarle, obbligano a rivedere totalmente i progetti di nuove moschee nel nostro Paese. Per tutte queste ragioni, e poiché l'esplosione del comunitarismo moltiplica le zone di tensione nel territorio, abbiamo chiesto un congelamento dei progetti di moschee in corso, nell'attesa di una inchiesta nazionale sul loro finanziamento».  Invece, cosa pensa di Brexit e dello statuto speciale per Londra?  «Come tutti gli appassionati della democrazia e gli amanti della libertà, non posso che essere contenta di questo dibattito importantissimo, vitale, che coinvolge il Regno Unito a proposito della sua permanenza in questa Unione europea che considero come una vera e propria prigione dei popoli. Gli inglesi avranno l'occasione di aprire un passaggio attraverso il quale gli altri popoli europei, spero, fuggiranno da questa palude. Tutti devono ricordare che lo spirito della costruzione europea si fonda sullo smantellamento delle nazioni e che per privare le nazioni della loro sovranità bisogna togliere loro il potere. Gli inglesi non dovrebbero farsi irretire dalle briciole promesse a David Cameron, con questo referendum si giocano il loro avvenire di nazione libera e indipendente».  Lei, la destra austriaca fresca di vittoria e i suoi alleati della Lega siete considerati populisti. Qual è la sua definizione di populismo? Si considera una populista?  «Se populista significa essere vicino ai lavoratori, ai pensionati, a milioni di disoccupati e di giovani altamente istruiti che non riescono ad andare avanti, alle famiglie asfissiate dal fisco, allora sì, sono populista. Se essere populista significa contestare le scelte economiche e sociali disastrose fatte dalla casta, allora sì, io sono populista. La democrazia è e deve rimanere il governo del popolo, dal popolo e per il popolo. Questo principio guida tutta la mia azione che è quella di rimettere i francesi al centro delle politiche pubbliche».  Come giudica Papa Francesco? Rimpiange Benedetto XVI?  «Sono una dirigente politica laica e ciò mi proibisce di esprimere un giudizio sul Magistero della Chiesa cattolica, ma si deve riconoscere che Papa Francesco ha dato prova fin dalla sua elezione di un forte senso di carità, di compassione per gli umili e di vicinanza molto apprezzato dai fedeli. È ovviamente diverso da Benedetto XVI, ma credo che abbia la personalità e la stoffa per guidare la Chiesa in questo momento difficile».  Le piace Donald Trump?  «Come Bernie Sanders tra i democratici, Donald Trump disturba e sconvolge l'ordine precostituito ricorrendo a toni davvero insoliti per le campagne elettorali americane. Che le sue proposte siano più o meno scioccanti sono gli americani a doverlo dire e a dover giudicare».  In Italia si discute una legge per riconoscere le unioni tra persone dello stesso sesso: è sorpresa che nel nostro Paese non ci sia ancora una norma come questa?   «L'Italia è fortemente attaccata al modello della famiglia tradizionale, che ha per vocazione quella di procreare e stabilizzare. Al di là di questo dibattito rispetto al quale sono gli italiani che devono decidere, vi è anche la questione importantissima della vitalità demografica delle nostre società europee, essenziale per la sopravvivenza delle nazioni. Solo una grande politica della famiglia e di sostegno alla natalità può arginare il preoccupante calo del tasso di crescita della popolazione, che non risparmia l'Italia. Credo di sapere che il mio amico Salvini, a tale proposito, abbia già in mente un progetto concreto e ambizioso per affrontare questo importantissimo problema».  Elton John è famoso anche per aver utilizzato l'utero in affitto.  «Sono totalmente contraria e anche sconvolta da questa deriva della mercificazione del corpo umano. Un bambino non può essere trattato come un bene di consumo».  Repubblicani e socialisti sono alleati contro di lei. Come crede di vincere le elezioni presidenziali nel 2017, quando spera di conquistare l'Eliseo?  «Attraverso la forza pacifica delle urne, dove gli elettori - ad ogni tornata elettorale - manifestano in modo sempre più forte il rifiuto del sistema. Da trenta anni, destra e sinistra parlano la stessa lingua, offrono le stesse politiche, sorpassate, inefficaci e dannose. Essi hanno costruito un sistema retto dai suoi stessi privilegi e asservito al consenso distruttore dell'austerità permanente e del lassismo sistematico. Le somiglianze delle politiche pubbliche e la mancanza di risultati concreti hanno portato alla disoccupazione, all'impoverimento, alla deindustrializzazione e al declino economico del nostro Paese. Non potremo cambiare la politica se non attraverso un cambiamento del sistema. E noi siamo, oggi più che mai, l'unico rimedio davanti ad una sinistra che ha tradito il popolo e una destra che ha abbandonato la Nazione».  Che opinione ha di Matteo Renzi?  «Non lo conosco. Prendo atto che è il terzo presidente del Consiglio a non aver ricevuto l'unzione del suffragio universale. Nominato ma non eletto, un peccato per un Paese di così grande tradizione democratica». di Matteo Pandini

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