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Corea del Nord, alla faccia del Paese isolato: Pyongyang fa affari con mezzo mondo

Benedetta Vitetta
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La Corea del Nord viene definita un "Stato eremita, un paese sfinito dalla fame, isolato dal mondo e piegato dalle sanzioni internazionali. In realtà, almeno stando a diversi rapporti dell'Onu, quello di Pyongyang è un regime con affari e relazioni diplomatiche sia con l'Europa che col resto del mondo. Il Paese guidato Kim Jong-un ha infatti relazioni diplomatiche con 164 paesi, 47 sono le sue rappresentanze all'estero e 24 i paesi che hanno un'ambasciata a Pyongyang. "Se circa il 90% degli scambi commerciali del regime coreano passa per la Cina" racconta in un lungo e approfondito articolo La Stampa, "molte sono le vie che la Corea del Nord usa per eludere le sempre più stringenti sanzioni del Consiglio di Sicurezza. A denunciarlo sono corposi report Onu, che tentano di tracciare la fitta e opaca rete dei collegamenti che il regime ha in tutto il mondo.Mentre è al centro delle condanne internazionali per il programma nucleare e missilistico, Pyongyang continua a usare aziende di facciata e rappresentanze diplomatiche all'estero per finanziare il regime. In Africa, fin dagli anni della Guerra Fredda, Pyongyang ha sviluppato una solida rete di amicizie. Tanzania, Angola, Namibia, Repubblica Democratica del Congo, Mozambico, Uganda sono "Paesi amici" di Kim Jong-un. Pyongyang vende armi e tecnologia militare, costruisce infrastrutture, traffica in avorio e corno di rinoceronte con tutto il Continente Nero. Per aggirare le sanzioni, una delle tattiche più usate è l'utilizzo di cargo battenti bandiere false. "Anni fa" ricorda il quotidiano torinese, "una nave partita da Cuba e diretta in Corea del Nord venne sequestrata a Panama. Sotto i sacchi di zucchero, c'era un arsenale: 240 tonnellate di armi di epoca sovietica: "obsolete" si giustificò il governo de L'Avana".  Di vecchia data anche le relazione tra Corea del Nord e il Medio Oriente. "Da decenni" spiega l'articolo, "Israele mette sotto accusa le relazioni militari tra Pyongyang e Iran, Siria, Libia, Egitto, Yemen. Probabile che tecnici nord-coreani abbiano fornito know how e componenti essenziali per lo sviluppo dei programmi nucleari e missilistici di Teheran e Damasco. Per Kim Jong-un la guerra civile in Siria è stata una miniera d'oro: cargo carichi di armamenti hanno viaggiato sulle rotte tra Asia e Medioriente, spesso in triangolazione con Cina o Malesia. Il panel Onu indaga su armi chimiche e convenzionali, oltre che sul programma di missili balistici di Damasco. Non solo. "La Corea del Nord" stando a quanto si legge nell'articolo, "avrebbe fornito armi e assistenza logistica a gruppi come Hezbollah e Hamas".  Uno snodo cruciale è anche il Sud-est asiatico. In primis i rapporti intrattenuti con la Malesia, anche perché Kuala Lumpur garantiva l'ingresso senza visto ai nordcoreani. E la relazione tra i Paesi, spiega La Stampa, è stata solo parzialmente incrinata dall'omicidio di Kim Jong-nam, il fratellastro del leader avvelenato a febbraio con il potente agente VX mentre stava per imbarcarsi dall'aeroporto della capitale malese. Con la complicità d'intermediari e società di comodo registrate a Singapore, Hong Kong e Macao, la Corea del Nord riesce a riciclare denaro, importare beni di lusso e vendere armamenti.  Anche l'Europa, infine, fa parte della ragnatela di Kim. I diplomatici Pyongyang sfruttano la burocrazia per comprare appartamenti e aprire conti correnti in istituti di credito europei. E anche l'Italia, secondo l'Onu, è una base attraverso cui Pyongyang ha accesso al sistema finanziario internazionale.

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