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Corea del Nord, Kim Jong-un e il legame inconfessabile con Donald Trump: l'accusa che cambia la storia

Andrea Tempestini
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La Corea del Nord e Kim Jong-un? Non tutto sarebbe come sembra. Almeno per l'economista Loretta Napoleoni, che in un suo ultimo libro espone una controversa e pirotecnica teoria. Nel volume - Kim Jong-un, il nemico necessario, Rizzoli - tratteggia il ritratto del dittatore, definito inizialmente "un nemico incomprensibile". Leggi anche: "Tra 21 giorni l'attacco": Corea del Nord, il documento rivela il piano di distruzione “Le stesse sanzioni che avrebbero dovuto fermare il programma nucleare e forse rovesciare il regime lo hanno consolidato?", si chiede Napoleoni nel libro. E la risposta è chiara: molto probabilmente sì. Ma non è tutto. Secondo la Napoleoni, Kim Jong-un e la Corea sono dei nemici funzionali, in un qualche modo, agli Stati Uniti. E proprio per questo, pur fingendo l'esatto opposto, la super-potenza atlantica potrebbe aver contribuito a rafforzare Pyongyang. Intervistata dal Fatto Quotidiano, spiega: "L'idea che ci sia un posto peggiore, un impero del male, simile alla Russia di Stalin, è consolante per noi. Ci fa dire che a Baghdad, con la democrazia, oggi si sta un po' meglio. La logica dietro questo pensiero però è totalmente assurda. Nessuno ha ascoltato il discorso sullo Stato dell'Unione degli Usa: Trump ha parlato dieci minuti della Corea del Nord. La retorica contro Pyongyang non era solo contro l'esclation nucleare, ma anche contro il sistema di giustizia", ricorda. Insomma, a Trump la Corea del Nord fa comodo? Possibile, almeno secondo la Napoleoni.

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