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Silvio Berlusconi ai servizi sociali, a giugno torna Ruby: rischio degli arresti domiciliari

Giulio Bucchi
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La spada di Ruby sul collo di Silvio Berlusconi. Incassata con un po' d'amarezza la decisione del Tribunale di Sorveglianza di affidare il Cav ai servizi sociali per i prossimi 9 mesi e mezzo, il leader di Forza Italia già non può respirare, perché alle porte c'è un nuovo colpo giudiziario che rischia di essere ben più pesante della sentenza sul processo Mediaset. Dal 20 giugno infatti riparte l'Appello del processo Ruby, che lo ha visto condannato a 7 anni in primo grado per concussione e prostituzione minorile. Rischio arresti domiciliari - La seconda sentenza è attesa entro l'estate e in caso di condanna il ricorso in Cassazione dovrebbe arrivare entro la fine del 2014. Se l'ex premier verrà ritenuto colpevole, sono due le strade che lo attendono: se la pena fosse inferiore a 4 anni, non ci sarebbero riflessi sui servizi sociali che nel frattempo starebbe ancora scontando (fine prevista intorno a marzo/aprile 2015). Ma se sarà superiore ai 4 anni, allora saranno guai seri per il Cavaliere perché scatterebbe in quel caso il "fatto incolpevole", ossia l'esecuzione di una nuova pena. Addio servizi sociali, a quel punto il leader di Forza Italia finirebbe agli arresti domiciliari con tutto quel che ne consegue: niente trasferte romane da martedì a giovedì, impossibilità fisica di seguire le campagne elettorali, uscire di casa per comizi e divieto di contatti esterni non autorizzati. Le altre grane - Rimane poi l'incognita, pesante, degli altri due processi che rischiano di travolgere Berlusconi: quello di Napoli sulla presunta compravendita di senatori relativo denunciata da Sergio De Gregorio e quello di Bari relativo alle escort del caso Tarantini. Il Rubygate rischia di essere solo la seconda stazione di questa via Crucis.  

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