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Mafia Capitale, l'autocritica delle Coop: "Abbiamo sbagliato tutto. D'ora in poi tolleranza zero"

Nicoletta Orlandi Posti
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Troppi errori nella gestione delle Coop. Adesso è il momento dell'autocritica e della tolleranza zero nei confronti di chi si è arricchito illecitamente sulla pelle dei meno fortunati. "Se la Procura è arrivata prima di noi, che abbiamo il dovere di vigilare, significa che c' è una sconfitta di cui tutti devono prendere atto", dice Adriano Turrini, presidente di Coop Adriatica, la prima in Italia per numero di punti vendita nel settore degli alimentari e dei beni di consumo. Al Giorno che lo ha intervistato ripete come un mantra due sostantivi: "intransigenza" e "rinnovamento". "Dovremmo avere gli anticorpi per rigettare le infiltrazioni mafiose e criminali ma, in questo caso, non ne abbiamo avuti a sufficienza", tuona preoccupato per via dell'inchiesta su Mafia Capitale che sta gettando cattiva luce su tutto il lavoro che le coop fanno quotidianamente, quel mutualismo che hanno come scopo sociale. "I pochi benefici fiscali che abbiamo sono compensati dall'indivisibilità degli utili. Gli utili che produciamo vanno reinvestiti: è un obbligo, questa è la nostra forza", spiega Turrini. "Siamo sani" - Eppure Salvatore Buzzi è addirittura arrivato al consiglio di sorveglianza del Consorzio Nazionale Servizi. "l consiglio di sorveglianza ha funzioni di indirizzo e non di gestione", puntulizza il presidente di Coop Adriatica. "Buzzi è entrato per motivi anche di rappresentanza territoriale. Poi sì, non doveva arrivare a quel livello. Dovevamo arrivare prima dei magistrati. Ma le coop dimostreranno di essere sane". E ancora: "Ci possono essere gli errori, ci possono essere i comportamenti dei singoli e in questi casi dobbiamo essere intransigenti e, soprattutto, scusarci con le cooperative pulite. Ma credo che siamo ancora sani e abbiamo una missione: dimostrare di essere diversi". L'intervista a Adriano Turrini si conclude con una certezza: "Fatti come quelli di Roma non devono accadere mai più".

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