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Repubblica ha sputtanato Berlusconi e Veronica Lario, ma con Hollande e Valérie si pente

Giulio Bucchi
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Certe volte sorge inarrestabile, dal profondo del cuore, il desiderio di abbonarsi a Repubblica. Davvero: dal giornale di Ezio Mauro sgorga una tale quantità di buoni sentimenti, di emozioni pure e cristalline, che commuoversi è inevitabile. Chissà quanti italiani dal cuore morbido, domenica mattina, si sono rovinati il cappuccino annacquandolo con le lacrime dopo aver letto l'Amaca di Michele Serra. Del resto, come biasimarli. Quanto buon senso, in quell'articoletto così breve. Quanta misura, quanto rispetto. L'argomento del pezzo era la grottesca vicenda che coinvolge il capo di Stato francese François Hollande e la sua ex Valérie Trierweiler. La signora, le cui corna sono state platealmente scoperte tempo fa e si sono rivelate tanto voluminose da vedersi ben oltre le Alpi, ha deciso di prendersi una piccola rivincita sul compagno fedifrago, sputtanandolo in un libro intitolato Merci pour ce moment, che sta andando a ruba. Tra le altre cose, la Valérie ferita rivela anche che il simpatico socialista Hollande, tra le mura domestiche, si diverte a chiamare i poveri «sdentati». Il che conferma tutti i luoghi più o meno comuni sulla gauche caviar, cioè il risciacquamento nella Senna dei radical chic. E qui entra in scena Michele Serra. Il quale dichiara di non provare alcuna «simpatia per la signora Trierweiler e per la sua vendetta privata consumata in pubblico». Le esternazioni di Hollande, secondo lui, fanno parte «delle tante battute sceme, volgari o ciniche che ognuno di noi si lascia sfuggire quando è in mutande, a casa propria, impresentabile per definizione». Certo, se il capoccia francese avesse ripetuto le stesse cose in pubblico, beh, allora sì che avremmo dovuto indignarci. Ma quel che dice e fa dentro casa sua sono affari suoi. Ah, che balsamo queste parole. Come siamo d'accordo con Serra, specialmente quando se la prende con i «i gruppetti irosi e frettolosi che organizzano sul web (…) il linciaggio di Hollande». Gente a cui «la distinzione fra pubblico e privato evidentemente sfugge». Ecco. A proposito di differenza fra pubblico e privato e di cose che sfuggono. Forse a Michele è sfuggito che il giornale sui cui verga i suoi mai abbastanza apprezzati pezzi è campato per anni sullo sputtanamento inteso come prosecuzione della politica con altri mezzi. Se Nicole Minetti parla al telefono del «culo flaccido» dell'ex premier italiano, bisogna scodellare titoli cubitali, pubblicare tutto il pubblicabile e fornire al lettore guardone ogni dettaglio sulla vita privata, anche sessuale, di Silvio Berlusconi. Se invece Hollande – leader di sinistra – va in giro a sghignazzare sostenendo che i poveri sono persone con le pezze al culo che non possono permettersi le cure dentarie, la faccenda non è rilevante. Eppure un piccolo risvolto politico dovrebbe avercelo: in fondo, si tratta di un politico che, davanti agli elettori, si presenta come il difensore delle classi disagiate. E se si scopre che il suo pensiero è un altro, beh, forse è rilevante saperlo. Ma di nuovo Serra ci sorprende per la sua lucidità. Egli spiega che Valérie è una donna «giustamente offesa per essere stata scaricata», e aggiunge che «poche cose come il tradimento scatenano i peggiori istinti». Insomma, la dama è incazzata, non è che bisogna prendere per oro colato tutto quel che dice: «Superare le pene d'amore con classe è una delle poche, vere, grandi consolazioni della vita». Quanto ha ragione, ancora una volta! Talmente ragione che Serra dovrebbe stampare questa frase su un bigliettino e spedirlo a Veronica Lario e, soprattutto, a Ezio Mauro. Perché se non ci sbagliamo fu proprio Repubblica a sbattere in prima pagina la lettera in cui la ex moglie del Cavaliere lo dipingeva come un maniaco sessuale indemoniato. Vi ricordate, no, il Drago che si fa offrire le vergini? Era quella paccottiglia lì, roba che a confronto il Taccuino di un vecchio sporcaccione di Bukowski pareva un manuale per educande. Però la letterina di Veronica era il giusto sfogo di una donna coraggiosa oppressa dal marito perfido e lussurioso. Valérie invece è una povera deficiente cornuta che, incapace di tenersi un uomo, non trova di meglio che misurargli il pene a mezzo stampa. Questa è la versione di Repubblica. Lo stesso giornale che ieri presentava un altro ottimo reportage da Parigi per documentare la rivolta dei librai. Costoro, da qualche giorno, fregandosene dei soldi facili, si rifiutano di mettere in vendita il libro della Trierweiler. Va a ruba, il pubblico non chiede altro, ma i coraggiosi librai preferiscono farsi comprare una copia di Dumas o un romanzo di Hugo. L'autrice del pezzo, la brava Anais Ginori, ne scrive con ammirazione, ne apprezza la dignità. Per l'ennesima volta, ha ragione pure lei: un libraio che ami il suo mestiere, la spazzatura non la diffonde. Per quello basta e avanza Repubblica. di Francesco Borgonovo

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