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Milano, i call center contro Pisapia: paghe da fame

Giulio Bucchi
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Presente «Tutta la vita davanti», il film di Virzì ambientato in un call center della periferia romana? Con Massimo Ghini e Sabrina Ferilli che fanno la parte dei carnefici, in mezzo a giovani neo laureati con lode costretti a uno dei lavori peggio pagati e più alienanti che esistano? Nella Milano del 2014, a interpretare la parte del cattivo, è il sindaco eletto in quota Sel, ex Rifondazione comunista, Giuliano Pisapia. La sua responsabilità non è diretta, ma il caso rischia di essere esplosivo. Colpa di un bando di gara per l'affidamento del servizio di call center del Comune, che secondo le denunce dell'associazione di categoria delle società di call center, la Assocontact (aderente a Confindustria digitale) ha un prezzo base d'asta talmente basso da non consentire di pagare i lavoratori in base al contratto nazionale di categoria. «La base d'asta, cui poi andranno aggiunti i ribassi - denuncia il presidente di Assocontact, Umberto Costamagna - non comprende neanche il costo del personale». Fatti due conti, pare sia proprio così. Il bando prevede un costo massimo per minuto lavorato dagli operatori di 45 centesimi. Poiché in media un lavoratore del call center lavora tra i 40 e i 45 minuti in un'ora (il resto del tempo sono le pause tra una telefonata e l'altra e le attese per contattare i clienti), il conto è presto fatto: si oscilla tra 18 e 20 euro all'ora. «Come si fa ad accettare una proposta del genere, se a noi i lavoratori, inquadrati al terzo livello con il contratto delle tlc, costano 17,79 euro l'ora?» si domanda Costamagna. Naturalmente si parla di cifre lorde (quindi quello che resta in tasca un lavoratore è ancora meno). La rappresaglia contro il Comune di Milano di Assocontact è stata spietata. «Invitiamo le aziende del settore a non partecipare alla gara per il call center del Comune di Milano, a meno che il Comune di Milano non torni sulla sua decisione». Il bando si è chiuso il 31 marzo, le buste sono state aperte il primo aprile, ma da Palazzo Marino, sede dell'amministrazione guidata da Pisapia, non hanno saputo dire quante aziende hanno partecipato e quali sono i termini delle offerte. Ad ogni modo si difendono. «I prezzi indicati come base d'asta nel bando sono in linea con quelli Consip» spiega l'ufficio stampa del Comune di Milano. Ma non solo: il nuovo bando, che prevede di non impiegare più il servizio di call center tutto in esterno, ma di sfruttare anche i dipendenti del Comune di Milano («per offrire un servizio più competente sulle singole materie», spiegano), «farà risparmiare alle casse comunali 2,2 milioni di euro l'anno a parità di servizio erogato» sottolineano da Palazzo Marino. Argomenti che non convincono una delle principali società del settore, la Almaviva Contact. Si tratta dell'azienda che negli ultimi 7 anni ha gestito il servizio infoline 020202 del Comune di Milano, ma ha scelto di non partecipare alla gara. «È impossibile fare un'offerta, con questi parametri non viene rispettata la dignità dei lavoratori e delle aziende in regola». Il dubbio è che per aderire a un contratto con parametri economici così stretti si debba ricorrere alla pratica di esternalizzare parte del servizio all'estero; per esempio in paesi comunitari come la Romania, dove il costo orario di un lavoratore del call center è molto più basso. Una prassi già molto diffusa, soprattutto tra le grandi aziende. La pensa così anche il consigliere comunale di Fratelli d'Italia, Marco Osnato: «Attuando la pratica del massimo ribasso, si finisce per favorire la prassi del lavoro nero». La cosiddetta rivoluzione dell'Infoline del Comune di Milano doveva essere la prima operazione di alto management del nuovo direttore generale del Comune di Milano, Giuseppe Tomarchio. Il manager, entrato in carica da meno di un anno per sostituire Davide Corritore, si è occupato del dossier. Ora resta da scoprire quante offerte sono arrivate (le buste sono state aperte il primo aprile), e indicare il vincitore. Sarà interessante scoprire a che livello di ribasso è giunta l'offerta. Come detto, la base d'asta era di 0,45 euro per minuto lavorato. di Michela Ravalico

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