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Milano, Giuliano Pisapia s'inventa il conta-profughi

Andrea Tempestini
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AAA assumiamo conta-profughi. Il Comune di Milano ha appena pubblicato il bando: se vi sentite portati per enumerare i Mohammed e gli Alì, potete rivolgervi anche voi agli uffici di Palazzo Marino. Non sono richieste qualifiche particolari, basta una laurea e una generica «esperienza nel trattamento di dati statistici con particolare riferimento ai temi della multietnicità». In pratica: sapete contare fino a 100 senegalesi? Riuscite a dividere un pasto per 400 nordafricani? Vi viene facile la moltiplicazione dei pani e dei siriani? Ecco: siete il candidato perfetto. Potete farvi assumere come abaco dei clandestini, pallottoliere multirazziale, una specie di elaboratore numerico degli immigrati. La prova algebrica della Milano invasa. Non è un bel mestiere? La ricompensa non è nemmeno da buttar via: 31.387 euro per 15 mesi. In pratica 2.092 lordi al mese, circa 1.200 netti. Non si diventa ricchi, ma insomma, in tempi di crisi è niente male. Il contatore di migranti, peraltro, non ha «vincolo di subordinazione» e dovrà lavorare 36 ore settimanali, che non sono neanche molte se si considera la quantità di stranieri che ormai circolano per il capoluogo lombardo. Ma tant'è: non si timbra il cartellino, non si lavora fuori orario. L'unico vincolo che viene posto è quello della riservatezza. Si capisce: nessuno deve sapere quanti sono davvero gli stranieri a Milano. Si potrebbe spaventare. Il bando è stato pubblicato martedì 22 luglio, con tutte le virgole al posto giusto. Ci sono la firma del direttore di settore, l'indicazione della responsabile, i riferimenti agli articoli 50 e 107, commi 110, decreto legislativo 267/2000, etc etc, insomma il solito contorno leguleio, con tanto di «visto il regolamento», «vista la circolare», «rapporti da stendere» e sigle ostentate come una minaccia (la RAR!). Ma la sostanza, poi, è semplice come quella che vi abbiamo appena detto: il nuovo collaboratore dovrà curare le statistiche degli stranieri. Ergo: contare gli immigrati come si contano le pecore bianche prima di addormentarsi. Un Khaled, un Mustafà, due Abdel, quattro Aziz... Bisogna ammettere che il sindaco Pisapippa (copyright Dagospia) è davvero geniale: fino all'altro giorno lo accusavano di essersi circondato di conta-balle, e lui risponde circondandosi di conta-profughi. Sicuramente è un passo in avanti. Se procede su questa strada, tra poco chiederà anche di assumere qualcuno che conti la gocce d'acqua che cadono nel Seveso prima dell'inondazione, qualcuno che conti i moccoli dei milanesi quando pagano le tasse municipali e qualcuno che conti i sudori freddi degli anziani quando devono andare a ritirare la pensione nel nuovo far west ambrosiano. C'è un'emergenza? A Milano si risponde assumendo uno statistico possibilmente inutile, possibilmente esterno. Del resto, si sa, per queste operazioni bisogna cercare consulenti fuori da Palazzo Marino, perché dentro è difficile trovare qualcuno che conti… Scherzi a parte, resta davvero difficile da capire come mai su 16mila dipendenti del Comune di Milano non ce ne sia uno in grado di assolvere il compito di conta-profughi. I requisiti richiesti, come si diceva, sono davvero minimi: occorre una laurea qualsiasi e una esperienza in «trattamento e analisi dati statistici con particolare riferimento ai temi della multi etnicità», oltre che qualche esperienza nella «stesura di rapporti e pubblicazioni in ambito statistico e demografico». Ora: il Comune di Milano ha un rigoglioso settore statistico. Possibile che nessuno dei dipendenti che già si occupa di «trattamento e analisi dati» e di «stesura di rapporti», lo possa fare anche per gli stranieri? Perché per contare egiziani o iracheni ci vuole una consulenza esterna? E che tipo di «riferimento ai temi della multietnicità» bisogna avere per non sbagliare il censimento di somali o eritrei? Niente: «il reperimento interno ha dato esito negativo», recita il bando in oggetto. Gli impiegati dell'ufficio statistica di Milano sanno contare gli abitanti della Bovisa, per dire, ma evidentemente appena arrivano davanti a un congolese vanno in crisi, non sanno più dire se si tratti di una persona sola o di due, confondono i numeri e sbagliano le tabelle; sanno esattamente calcolare l'anagrafe di Lambrate ma davanti al bimbo cinese - zac - si bloccano, se incontrano un pakistano svengono. Sono fatti così: per contare gli immigrati hanno bisogno del consulente da 31mila euro. Tanto che importa? Mica lo pagano loro. L'unico modo per difendersi, a questo punto, è quello di proporsi per l'incarico. Perciò rilanciamo l'idea: se qualcuno fra i lettori si sente portato per il delicato ruolo di conta-profughi, si faccia avanti. C'è tempo fino al 15 agosto per raccogliere tutte le candidature. Poi bisognerà superare un triplo esame: per titoli di studio, per esperienze professionali e infine il colloquio nel corso del quale «verranno valutate le competenze specifiche in relazione alle funzioni da svolgere». Quali per esempio: saper contare fino a 10 e non scoppiare a ridere quando qualcuno ti chiede «che lavoro fai?». di Mario Giordano

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