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Milano, il professore si candida al bando: ma l'esaminatore è lui

Andrea Tempestini
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Il corso di specializzazione non si può tenere perché un membro della Commissione (che dovrebbe individuare i docenti) è allo stesso tempo un concorrente del bando per l'insegnamento. Già, succede all'Università Statale di Milano e nell'occhio del ciclone è finita, questa volta, la Scuola Superiore per le Professioni Legali, il corso di perfezionamento forense che forma post laurea gli aspiranti magistrati, avvocati e notai. Ma procediamo per odine. Tutto ha inizio il 18 giugno quando il consiglio direttivo della Scuola delibera l'attivazione dei contratti di insegnamento per il secondo anno di questo “master” giuridico. Tutto normale, ovvio, tanto che ad agosto viene emanato il bando per la copertura dei docenti con tanto di pubblicazione sul sito dell'Ateno. Viene nominata, come è prassi in questi casi, una Commissione che ha l'incarico specifico di individuare e valutare i candidati. Passano i giorni, anzi i mesi, e qualche settimana fa dall'Università fanno sapere che si sta provvedendo a stillare il calendario didattico. Con un ritardo, specificano gli addetti ai lavori, non dovuto allo stesso Ateneo: le lezioni sarebbero iniziate di lì a poco, il 30 ottobre per l'esattezza. Peccato che il 29, ossia un solo giorno prima, compaia un annuncio direttamente sulla piattaforma online della segreteria dell'Università. E il tira e molla ricomincia daccapo. «Il direttore della Scuola» si legge infatti «unitamente al consiglio direttivo è molto spiacente di dover comunicare agli specializzandi che il Rettore ha disposto la revoca del decreto (con il quale si assegnavano gli incarichi ai docenti, ndr)». Il motivo? Qualcuno si deve essere accorto che un membro di quella stessa Commissione che avrebbe dovuto valutare e individuare gli insegnanti abilitati era allo stesso tempo un concorrente del bando per la docenza. Così il Rettore non ha potuto che far dietro front davanti al fatto che «un componente della Commissione ha presentato la propria candidatura per l'affidamento del medesimo incarico di insegnamento» impedendo allo stesso organo accademico di operare «nel plenum dei suoi componenti nella fase di valutazione». Il risultato è che le nomine dei professori sono bloccate, anzi annullate. Punto e a capo, bisognerà individuare una nuova Commissione per far fronte alla necessità di nominare i docenti. A ora, insomma è tutto fermo. Occorre capire se a subire uno stop sia stato l'intero corso o solamente l'insegnamento specifico (sul quale - ovviamente - l'Università mantiene il più stretto riserbo). Ma tant'è. Gli studenti iscritti non sanno quale sarà il loro destino: non sanno se le lezioni verranno rimandate e quando questo avverrà. Facile intuire il loro malcontento, anche perché - come lamentano alcuni di loro - hanno già versato la prima retta della Scuola («e paghiamo fior di quattrini», sottolineano). «Non abbiamo nemmeno più la possibilità di passare a un altro Ateneo». Già, perché nelle altre Università i corsi sono già iniziati. di Claudia Osmetti

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