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Paolo Becchi, la vergogna della sinistra che vuol chiudere la bocca a De Benoist

Paolo Becchi

Giovanni Ruggiero
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"Finirà che lo inviteranno di nuovo in Italia, ma per processarlo". Usa l'ironia, Paolo Becchi, per raccontare l'ultimo scandalo della cultura italiana. La Fondazione Feltrinelli ha deciso di annullare il dibattito previsto per il 13 febbraio con Alain De Benoist, storico pensatore francese padre intellettuale della Nouvelle droite. Etichetta, "di destra" che lo stesso autore si è da tempo tolto, come testimonia anche il suo ultimo libro Populismo, la fine della destra e della sinistra. Eppure alcuni vietcong del pensiero unico, ovviamente "antifascista", hanno protestato on veemenza sostenendo che De Benoist avrebbe interferito con la campagna elettorale italiana. "Come se fosse venuto qua a parlare di Salvini o Meloni, come se votasse Casapound, capito?", s'infervora Becchi.  "Feltrinelli è storicamente di sinistra e può invitare o non invitare chi preferisce.  La cosa gravissima è un'altra: l'aver ceduto alle pressioni di professori sconosciuti, per motivi politici, e aver censurato un intellettuale che loro stessi avevano invitato, in una data concordata da mesi". E con altri due ospiti, Piero Ignazi e Gad Lerner, che di destra non sono e che per questo evidentemente, stando alla lista di proscrizione dei professori contestatori, possono parlare quando vogliono. La beffa però non è finita qui. Il caso è venuto a galla sul web "e sui giornalini, perché i giornaloni di De Benoist non scrivono", prosegue Becchi. E Feltrinelli, dopo aver strumentalizzato un filosofo per paura di strumentalizzazioni (bel paradosso, non c'è che dire), ha deciso di replicare peggiorando la situazione. "Hanno detto che cercheranno di porre rimedio organizzando un nuovo incontro dopo le elezioni", ride amaro Becchi. "Valuteranno l'opportunità con il loro comitato scientifico e il dibattito sarà sulla democrazia militante (e non più su Cos'è la destra,  cos'è la sinistra, ndr). Siamo alla paranoia totale. Lo faranno processare. Gli diranno: tranquillo, sei fascista ma ti rieduchiamo noi".  La vicenda, triste e surreale, apre gli occhi sullo stato di salute della cultura italiana. A sinistra, ma pure a destra. "Feltrinelli ricorda che suo padre pubblicò Il Dottor Zivago, e in che tempi? Ma questi non hanno un po' di rispetto, un po' di vergogna?". Il guaio, sottolinea Becchi, è che "le élites globaliste, di sinistra, controllano tutti i maggiori quotidiani italiani e l'industria editoriale. Ma gli spazi che dovrebbero essere più liberi, come Mondadori o la Rizzoli, preferiscono pubblicare le cazzate di Di Battista piuttosto che un libro di De Benoist", che non a caso esce per la piccola Arianna. "Fino a quando - chiede sconfortato Becchi - comanderanno Paolo Mieli e i suoi amici? Io stesso ho provato a organizzare l'incontro con De Benoist presso associazioni non di sinistra. Cos'ho trovato? Il vuoto". "Nel 1994 - conclude il professore - la rivoluzione liberale di Berlusconi partì da pensatori come Colletti e Urbani, riviste come Ideazione. Oggi c'è il nulla. Vince il pensiero omologato, c'è spazio solo per chi guarda a sinistra. E chi ha la possibilità  di cambiare le cose non fa nulla"    di Claudio Brigliadori

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