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Paolo Becchi massacra Di Maio e la lista dei ministri: "Da Mattarella ha fatto una buffonata"

Giovanni Ruggiero
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Il capo politico del M5S Luigi Di Maio è salito al Colle. Tranquilli, alla data del voto manca ancora una settimana e Di Maio non ha ricevuto nessuna telefonata da Mattarella, ma il leader dei 5Stelle, consigliato da chissà chi, è salito ugualmente al Quirinale per consegnare al Capo dello Stato una lista di "ministri" nel caso il Movimento risultasse il 5 marzo il primo partito. Una buffonata, per non dire di peggio. E per fortuna che Mattarella non l'ha neppure voluto incontrare, mandandogli in sua vece il Segretario Generale per mera cortesia di cerimoniale. La nostra è una Repubblica parlamentare, pertanto spetta unicamente al Presidente della Repubblica, a seguito di consultazione dei gruppi parlamentari, conferire l'incarico di formare il nuovo governo. Ricevuto l'incarico, la persona incaricata presenta al Presidente della Repubblica la propria lista di ministri e il Capo dello Stato vi provvede alla nomina. Il Presidente del Consiglio propone, il Presidente della Repubblica dispone. Successivamente il Presidente del Consiglio e i ministri si presentano alle Camere per ottenere la fiducia. Ma per giungere a questo punto occorre che si siano quantomeno costituiti i gruppi parlamentari. Oggi le Camere sono sciolte e i nuovi gruppi parlamentari si formeranno a seguito delle elezioni del 4 marzo, quindi non prima del 22 marzo. Non vogliamo fare lezioni a nessuno, ma ci hanno parecchio stupito le parole del costituzionalista Michele Ainis, il quale ha giustificato questo comportamento del leader dei 5S perché anche "Berlusconi e Renzi hanno già escluso che non formeranno insieme un governo di larghe intese". Non ci sembrava vero quando abbiamo letto queste parole. Un conto è quanto si dice in Tv o sui giornali, un altro è recarsi addirittura al Quirinale dieci giorni prima del voto senza sapere neppure cosa decideranno gli elettori e quale sarà la consistenza politica e numerica dei nuovi gruppi parlamentari. Leggi anche: Becchi scatena il caos in diretta: "Renzi col ca** che se n'è andato..." / Video L'esimio e stimato costituzionalista Ainis giustifica il tutto sulla base di una "valutazione preventiva" che costituirebbe addirittura "garbo istituzionale". Parole senza senso. Il Capo dello Stato non può svolgere alcuna "valutazione preventiva" se non prima ha ascoltato i gruppi parlamentari o, come nel caso in questione, addirittura prima delle elezioni. Se lo facesse, sarebbe un comportamento gravissimo e lesivo della sovranità popolare. Con la Costituzione non si scherza, caro Ainis. La lista dei fantomatici ministri poteva essere pubblicizzata da Di Maio in Tv o sui giornali, esattamente come ha fatto Berlusconi con il "contratto con gli italiani", senza prendersi gioco della Costituzione recandosi a fare il pagliaccio dal Capo dello Stato prima che il popolo si sia democraticamente espresso. Qui siamo davvero al limite del ridicolo. E ci meravigliamo che una persona seria come Ainis giustifichi queste buffonate degne di chi non ha alcun rispetto non solo della Presidenza della Repubblica e della Costituzione, ma soprattutto della democratica determinazione della volontà popolare. E poi i populisti saremmo noi... di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

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