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Eugenio Scalfari: "Che porcata la riforma Renzi-Berlusconi del Senato"

Andrea Tempestini
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Gli piace, ma... Eugenio Scalfari, su Repubblica, torna a scrivere di Matteo Renzi. Dopo diverse bocciature, Barbapapà promuove l'uomo da Pontassieve. Lo fa per gli 80 euro in busta paga, "una sveglia, uno squillo di tromba in un disperato silezio di sfiducia e di indiffereza". Il fondatore di Repubblica riconosce che il taglio Irpef è "uno spot elettorale", buono per prendere voti alle Europee insomma, ma "speriamolo - aggiunge -, forse diventerà un programma e strutturato nel 2015". La bocciatura - Promosso - con riserva - per gli 80 euro, Scalfari torna a martellare su Renzi. Arriva insomma al "ma" del titolo del suo editoriale, un "ma" che riguarda "le riforme istituzionali e in particolare quella del Senato". Barbapapà fa un lungo pistolotto in cui sottolinea che "la Costituzione repubblicana" prevede "un Senato eletto dal popolo" e, dunque, "non credo possa essere abolito o privato di competenze che di fatto equivalgono all'abolizione". Il sospetto, però, è che quello che proprio Scalfari non può digerire è il "socio" con cui Renzi sta lavorando alla riforma, l'eterno nemico, ovvero Silvio Berlusconi. Fantomatici pericoli - "Il progetto Renzi-Berlusconi - prosegue nel commento-fiume domenicale - prevede in realtà proprio questo: la riduzione del Senato ad organo competente solo per intervenire sui poteri, gli interessi e la legislazione degli Enti locali". Il fondatore di Repubblica, insomma, s'aggancia al carro degli costituzionalisti che sbandierano il fantomatico pericolo della soppressione della democrazia. "Non siamo per niente d'accordo di ridurre il Senato a una scatola semivuota, tanto più in una fase in cui si parla di instaurare un 'premierato' che accresca fortemente i poteri dell'Esecutivo". "Che porcata" - Scalfari bastona, e bastona duro. Vede in Matteo troppo Silvio. Il giudizio sul disegno di legge Renzi-Berlusconi è tranchant: "Personalmente mi permetto di definirlo una porcata, così come la Corte costituzionale definiì la legge elettorale di Calderoli finalmente abolita". Barbapapà, infine, si appella a Giorgio Napolitano, che "di solito non interviene in questioni di leggi elettorali", ma sul Porcellum lo fece. L'auspicio di Scalfari è che faccia altrettanto sulla riforma del Senato: "Una sua opinione - conclude - sarebbe di essenziale importanza".

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