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Vittorio Sgarbi: "Mario Balotelli un gran cornuto, ma è meglio di Cesare Prandelli"

Nicoletta Orlandi Posti
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"Balotelli è un gran cornuto: fa bene a giocarsi la carta del razzismo. Così quelli del politicamente corretto imparano che l'ipocrisia è un'arma a doppio taglio". Queste le parole usate da Vittorio Sgarbi per commentare l'attegiamento del centravanti della nazionale tornato al centro delle critiche dopo l'eliminazione dal Mondiale in Brasile. In una intervista al settimanale Oggi, da domani in edicola (anche su www.oggi.it), il critico sostiene che SuperMario "è un marchio, come la Coca Cola. Lo conoscono tutti, in tutto il mondo. E, con un trucchetto, è riuscito a trasformare un tema agonistico in un tema antropologico e razzistico; gli italiani lo hanno insultato non perché nero, ma perché ha perso. E i neri lo proteggerebbero non perché ha perso, ma perché nero. L'idiozia degli antirazzisti di professione è quella di amplificare qualsiasi insignificante manifestazione razzista. Allo stadio semplicemente la gente perde i freni inibitori: a uno tirano la banana, all'altro urlano che la moglie è una zoccola, e al terzo augurano un colpo. Sono espressioni intestinali, e costruirci sopra delle battaglie di civiltà è una mistificazione". Contro Prandelli - Secondo Sgarbi "Balotelli non è cattivo. Anzi, ha intrapreso un processo di bianchizzazione, che ha la sua figura più grande, e tragica, in Michael Jackson, che si schiariva la pelle. Il nero che assume tutti i privilegi e le esteriorità dei bianchi, diventa bianco. Oggi nero significa povero. Quando hai i soldi diventi bianco. Poi ovviamente se perdi rischi di prenderti insulti razzisti, ma paradossalmente il razzismo non c'entra - ha proseguito il critico - perché i tifosi sono razzisti solo verso i perdenti, e quindi finti razzisti. Se avesse segnato il gol contro la Costarica, Balotelli verrebbe esaltato. Oggi neri sono solo i poveri, di qualsiasi colore siano". Sgarbi dice che Balotelli si rialzerà mentre chi è finito è il ct Cesare Prandelli: "Troppo democristiano, troppo doroteo. Ha costruito una squadra che non era temeraria e nemmeno opportunista come quella dell'Uruguay, che giustamente ha sostenuto il mordace Suarez. Noi invece sbandieravamo il codice etico per giocatori, i buoni sentimenti e le altre suggestioni parrocchiali che ci hanno portato a questo risultato - ha concluso Sgarbi - Se Prandelli fosse stato pasoliniano, in campo avremmo avuto sei o sette neri furenti, e avremmo visto partite molto più appassionanti".

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