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Camera, bocciate preferenze e primarie: schiaffi di Renzi alla minoranza Pd

Ignazio Stagno
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Renzi li ha chiamati e loro, prontamente, hanno risposto. A votare contro l'emendamento che avrebbe introdotto la doppia preferenza con il vincolo dell'alternanza uomo-donna, mettendo a rischio l'accordo con Forza Italia c'erano un po' tutti, ministri e sottosegretari. Renzi li ha precettati all'ultimo momento, intuendo che i numeri sarebbero stati molto stretti. E così è stato: le preferenze e la doppia preferenza di genere sono state bocciate con uno scarto di soli 20 voti. Fondamentali dunque i voti del governo, che in questo caso ha autenticamente salvato se stesso. Tra ministri e sottosegretari, in aula alla Camera erano presenti in 23: dalla Boschi alla Madia, da Lotti alla Mogherini. Questa, in ordine non-alfabetico, la lista dei "presenti all'appello": Gioacchino Alfano, Luigi Casero, Giuseppe Castiglione, Sesa Amici, Pier Paolo Baretta, Franca Biondelli, Luigi Bobba, Gianclaudio Bressa, Umberto Del Basso De Caro, Antonello Giacomelli, Sandro Gozi, Giovanni Legnini, Luca Lotti, Andrea Orlando, Lapo Pistelli, Angelo Rughetti, Ivan Scalfarotto, Silvia Velo, Domenico Rossi ed Enrico Zanetti, Maria Elena Boschi, Federica Mogherini e Marianna Madia. Le preferenze - L'Italicum sta per terminare il suo iter alla Camera. In una jungla di emendamenti, modifiche e pugnalate alle spalle, il testo è quasi pronto per il passaggio finale a Montecitorio. Le preferenze non sono passate per 35 voti di scarto. Rispetto alla precedente votazione sull'emendamento 'cuore' dell'Italicum, i voti 'mancanti' alla maggioranza 'politica' che sostiene la riforma elettorale aumentano di 6 unità: prima sono stati 101 i voti venuti meno all'appello e nell'ultimo voto sulle preferenze sono saliti a 117. Il calcolo, seppur bisogna considerare le assenze e il voto segreto, si ottiene considerando la maggioranza minima (Pd, FI, Ncd e Sc) che sostiene l'Italicum, 416, sottraendo i voti contrari alle preferenze, 299. Segnali sinistri quelli dei numeri che aprono falle pericolose al nazareno sempre più spaccato e sempre meno compatto dietro il premier Renzi.  L'intesa col Cav - Governo e commissione sulle preferenze hanno dato parere contrario. Già nella seduta notturna di giovedì scorso, l'Assemblea di Montecitorio aveva bocciato alcuni emendamenti sulle preferenze. Il voto di oggi conferma la tenuta del patto politico tra Renzi e Berlusconi ma pallottoliere alla mano segna un'incrinatura nei rapporti tra il premier e il suo partito. Nel Pd tira aria di sommossa. La sinistra dem non ha ancora digerito la defenestrazione di Letta e si dà alla guerriglia interna. L'iter dell'Italicum (riforma simbolo del patto Renzi-Cav) è una sorta di via crucis. Al Nazareno in tanti sognano di far saltare l'intesa con Forza Italia e così dopo la guerriglia alla Camera ci si prepara, con ordine, a quella per il Senato. Lì i numeri sono ballerini e Renzi non avrà sconti, soprattutto dal suo partito. L'avvertimento - Gianni Cuperlo, a capo della fronda anti-Matteo è chiaro: "Il voto di ieri sugli emendamenti che riguardavano la parità di genere è stato una ferita. Capisco che non sia in discussione l'atteggiamento del Pd sulle questioni di genere. Ma ieri c'era in discussione la possibilità di applicare principi che vengono sanciti e sottolineati dalla nostra Costituzione. Noi ci siamo comportati in questi giorni con grande responsabilità. Su questa legge ci sono tanti dubbi, sulle soglie, sulle liste bloccate, sul premio di maggioranza, sollevati da molti costituzionalisti, ma noi abbiamo ritirato i nostri emendamenti perche' siamo consapevoli che la riforma della legge elettorale deve andare avanti ed essere approvata". Poi arriva la stoccata che sa tanto di avvertimento: "Si poteva migliorare la legge, senza che questo significasse mettere i bastoni tra le ruote all'approvazione della riforma. Si possono avere diverse su molte cose, ma oggi tutti noi, tutto il Pd, dobbiamo lavorare per il successo del governo Renzi, perché in discussione non è il futuro del premier ma quello del nostro Paese. E' anche per quel futuro che ieri si potevano votare gli emendamenti sulla parità". Bocciate le primarie - Intanto l'Aula di Montecitorio, a voto palese, ha bocciato l'emendamento che mirava a introdurre le primarie - con tanto di preferenze di genere - obbligatorie per legge. L'emendamento porta come prima firma quella del lettiano Marco Meloni, ma la richiesta di modifica al testo dell'Italicum era appoggiata da tutta la minoranza Pd, con bersaniani, civatiani, prodiani, Rosy Bindi, e anche la renziana Simona Malpezzi. 

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