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Renzi avverte tutti: "Se non rigate dritto vi asfaltiamo"

Nicoletta Orlandi Posti
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Non farà «piazzate» e non sventolerà «bandiere», come in tanti gli hanno chiesto. Non festeggerà un risultato che, però, alla fine definisce «tecnicamente straordinario». Perché è «extra ordinem che un partito in Italia ottenga il 40% e lo è particolarmente se è di centrosinistra e in questo momento storico». Per le stesse ragioni Matteo Renzi ha deciso di parlare non a caldo, nella notte dei risultati, ma il giorno dopo, dalla sala stampa di Palazzo Chigi, dove si presenta in abito scuro, serissimo, zero battute. Ha spiegato ai suoi: «Abbiamo una responsabilità enorme. Ora si deve correre. Non ci sono più alibi. Ma con questo risultato, voglio vedere chi proverà a frenare. Da oggi saranno tutti terrorizzati. Devono rigare dritto, se no li asfaltiamo...». L'incredibile 40,8% ottenuto dal Pd, più che essere una tentazione per andare all'incasso, sarà l'arma finis mundi per costringere alleati di governo e non a mantenere i patti. A fargli fare e velocemente quelle riforme da cui, dice, «io non mollo di un centimetro». «Se no...». L'alternativa del voto anticipato Renzi, davvero, spera di non usarla. Come ha detto in conferenza stampa, «lo so che voi giornalisti avete voglia di tornare alle elezioni perché in campagna elettorale vi divertite un sacco. Ma gli italiani la pensano diversamente, vorrebbero dei risultati. Noi vogliamo rispettare le scadenze istituzionali». Coi suoi spiega che, semplicemente, «non c'è più bisogno di andare al voto». Tanto la minoranza interna, di fronte a questo trionfo, non potrà più fiatare. E gli altri partiti saranno costretti, come dice Davide Faraone, «a salire sul carro delle riforme, se non vogliono farsi ancora più male». Anzi, lo avrebbero dovuto fare anche prima, come Renzi osserva, rimproverando Silvio Berlusconi di non aver rivendicato abbastanza il patto per le riforme, a causa di «cattivi consigliori». E poi se si votasse con il Consultellum, ragiona coi suoi, «prenderemmo lo stesso numero di parlamentari di ora». Nella baldanza per il risultato Renzi, però, è consapevole di avere due problemi: la debolezza degli alleati di governo, che tutti insieme non arrivano al 5%, e quella dell'alleato per le riforme, Fi, che non si sa come potrebbe reagire nei prossimi giorni. Per questo sta ben attento a non stravincere. Il risultato di Ncd lo definisce «significativo» e li ringrazia pubblicamente perché nel «derby tra rabbia e speranza sono stati dalla parte della speranza». Quanto a Fi, precisa che «resta un pezzo importante del Paese». Il vincitore, però, è lui. E lo sa. A tal punto è consapevole della portata storica del risultato che parla di una «terza via» che il Pd può costruire «tra populisti e restauratori», mettendosi sulla scia di Tony Blair e Bill Clinton, inventori della «terza via» originale. Insite, però, sul fatto che ha vinto un «gruppo dirigente, non un leader solo». Quanto alla legge elettorale, non si cambia. «Il ballottaggio garantisce un vincitore certo». Ed è sicuro che Berlusconi rispetterà i patti, perché, come dice ai suoi, «con Lega, Fratelli D'Italia e Lega, è ancora davanti a Grillo». È un Renzi premier, non segretario di partito, quello che oggi vuole parlare e dettare l'agenda, forte di questo 40,8% «che solo la Dc ha preso», dicono i suoi. Allora sì, dice di essere «commosso» dal risultato del Pd, «ma non è questa la sede per commentarlo». Insiste, piuttosto, sullo «straordinario compito a cui siamo chiamati: non c'è più spazio per rinviare» sulle riforme, «nessuno può permettersi alibi». «L'Italia», dice, inventandosi un nuovo slogan, «deve abbassare i toni e alzare le ambizioni». Il messaggio di questo voto, dice, rivolgendosi agli italiani, ma anche ai partiti, è che «il cambiamento promesso deve avvenire in tempi ancora più veloci di quelli immaginati». Ripete come una mantra la parola “speranza”. Poi, certo, en passant si prende qualche soddisfazione. «Sapete, noi (noi di sinistra, ndr) non siamo abituati a vincere…». O come quando nota che «per la prima volta nella storia più del 40% degli italiani hanno espresso un voto a un partito di sinistra». Ma, come insegnano gli antichi romani, guai umiliare i vinti. Così augurara al M5S che al suo interno «si produca una riflessione: hanno 160, 180 parlamentari, numeri enormi. Se continuano a utilizzare il Parlamento come un luogo di show perdono i loro elettori». Invita «gli uomini e le donne di buona volontà» del M5S a partecipare alle riforme. A cominciare da quella elettorale. Sull'Europa, tranquillizza i mercati, mettendo in chiaro che l'Italia non chiederà più flessibilità. «Non chiediamo di cambiare le regole, ma di cambiare l'impostazione dell'Europa». La rottamazione è finita? «Inizia ora». Ma basta con la «superiorità» dimostrata tante volte anche «dalla mia parte». «Ho rispetto per i milioni di persone che hanno votato Fi, M5S, Ncd». Il difficile, lo sa, comincia adesso. di Elisa Calessi

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