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Matteo Salvini: "Un asse anti euro tra Lega e Giorgia Meloni"

Andrea Tempestini
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All'uscita da un lungo consiglio federale del partito, il segretario della Lega Nord Matteo Salvini può dichiarare soddisfatto che sono «meglio 300mila voti in più che in meno». Chi cresce alle elezioni non deve sottoporsi alle rese dei conti interne e può guardare avanti. A partire dalla battaglia vinta in Europa. Riuscirete a formare il gruppo parlamentare a Strasburgo? Chi potreste includere ancora per arrivare a otto rappresentanze nazionali?" Partiamo da cinque e ci sono sette-otto contatti in corso. L'obiettivo è arrivare ben oltre sette. Ma sono i francesi i registi di tutto. Noi, intanto abbiamo opposto un veto contro Jobbik e Alba Dorata. E stiamo lavorando". Con Farage e l'Ukip, invece, non c'è proprio niente da fare? "Siamo stati per cinque anni nello stesso gruppo. Sappiamo che Farage viene dalla finanza e dalla City. Siamo su due piani diversi sulla difesa dell'agricoltura e dei prodotti locali. Lui vuole il libero scambio, senza regole". Ma Grillo e Farage sono anti-euro. Non troverete un punto di convergenza? "Non so cosa ci azzecchino. Infatti sul blog dei Cinquestelle se le stanno dando di santa ragione per l'incontro di due giorni fa fra i due. Sull'immigrazione, gli inglesi la pensano come noi, non come i grillini". Come concilia l'alleanza con il Front National in Europa, quella con i frammenti del Pdl in Italia e, last but not least, l'indipendenza della Padania? "A livello europeo siamo sempre stati fuori dal Ppe e dai gruppi tradizionali. La scommessa che ho lanciato oggi al Consiglio federale è di mantenere la nostra identità aprendoci a tutte le realtà che ci chiedono di entrare. Rimaniamo federalisti, autonomisti e indipendentisti. Ma ho una mia idea da proporre al Consiglio federale di lunedì prossimo: diventare il punto di riferimento per il 15-20% dei cittadini italiani, andando oltre". Ormai andate radicandovi anche al Centro. Non è che diventerete un partito romano? "No. La mia priorità è che il Veneto possa votare e scegliere se essere indipendente. Però ho trovato la stessa voglia di autonomia anche in Salento e in Sicilia. Perciò non voglio precludermi nulla, pur mantenendo la nostra identità di forza del Nord". La prossima settimana è in programma il primo incontro fra Lega Nord e FdI. Quali obiettivi comuni vede fra voi e gli ex An? "Ci sono già e ci sono stati in campagna elettorale. Anche loro hanno giudicato l'euro - una gabbia di matti. Su diversi fronti, fa tutti la difesa dell'economia e dell'agricoltura locale. avevamo idee condivise. Mi piacerebbe iniziare un rapporto con Crosetto e la Meloni". Con Forza Italia, invece, siete in una fase più avanzata, ma firmano appena due dei vostri sei referendum. E gli altri? "Meglio due che niente, ma sono i due più importanti, quello per la reintroduzione del reato di immigrazione clandestina e quello per la cancellazione della legge Fornero sulle pensioni. Su questi due e quello sulla legge Merlin pensiamo di arrivare a cinquecentomila in pochi giorni. Speriamo di arrivarci". I leader veri sono quelli che riescono a coagulare intorno a sé istanze e componenti diverse. Perché non si candida lei a guidare il centrodestra? "Non voglio fare passi troppo lunghi. Mi godo il risultato della Lega e l'ottimo risultato personale di 400mila preferenze. Ma se tanti elettori ci scrivono perché vogliono incontrarci, perché non dovremmo ascoltarli? E comunque, per quanto riguarda la leadership del centrodestra, ci sono discorsi avanzati all'interno di Forza Italia e bisogna rispettare i loro tempi". Teme di dover indossare il doppiopetto? "No, no. Non mi propongo e voglio rimanere con i piedi ben piantati per terra. Ma saremo pronti per quando la sinistra nonostante il successo elettorale, cadrà". Perché prevede un crollo? "Perché Renzi ha promesso troppo, a valanga, a chiunque e non riuscirà a mantenerle. Io fatico a farne una alla volta". Allora, qual è la sua prossima unica promessa? "Dedicarmi anima e corpo al Veneto. Lì c'è una partita bellissima. È una realtà economica fra le più importanti d'Europa, circondata da regioni autonome come la Carinzia. Mi metto a totale disposizione di Zaia e di Tosi per capire come essere utile a far sì che il Veneto possa contare di più". di Andrea Morigi

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