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Senato, ddl Boschi, Vannino Chiti (Pd): "Via emendamenti, voto sulla riforma a settembre". Beppe Grillo: "M5S preso per il culo, andiamo in piazza"

Giulio Bucchi
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La riforma del Senato verso lo slittamento del voto definitivo a settembre. I ribelli del Pd accettano la proposta del premier Matteo Renzi e rilanciano la mediazione, per bocca del "capo dei dissidenti" Vannino Chiti, che durante la discussione a Palazzo Madama ha detto sì alla riduzione degli emendamenti (8.000 in tutto) concentrando "il confronto sulla riforma attorno a grandi temi", con l'intesa di votare entro l'8 agosto, l'iniziale termine ultimo posto dal governo, soltanto gli emendamenti fondamentali. Dopo le ferie, dunque, si riprenderà per il via libera definitivo al Ddl Boschi. Un annuncio, quello di Chiti, che ha in parte spiazzato lo stesso capogruppo Pd al Senato Luigi Zanda, che aveva già avvertito Sel "Se non riduce il numero dei propri emendamenti, non ci sono le condizioni per una mediazione". La Boschi rassicura Forza Italia - Alla fine, la seduta è stata sospesa per convocare la riunione dei capigruppo, che probabilmente sancirà lo slittamento. Prima dell'interruzione, il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi era intervenuta precisando che il governo non può sottostare "a un ricatto ostruzionista della minoranza, e non su tutti i punti di merito sarà possibile trovare un punto di incontro". Quasi una rassicurazione per Forza Italia, che per bocca del senatore Donato Bruno aveva ricordato come "l'accordo del Nazareno è il punto di riferimento che non dobbiamo o possiamo scalfire". Grillo: "M5S fuori dal Parlamento" - Più di Sel, è il Movimento 5 Stelle a voler continuare con la resistenza a tutti costi. "I nostri duecento emendamenti da qui non si muovono", parola del capogruppo grillino al Senato Vito Petrocelli. E Beppe Grillo ha ribadito l'imperativo categorico della "rivoluzione in piazza": "Che ci rimaniamo a fare in Parlamento? A farci prendere per il culo, a sostenere un simulacro di democrazia mentre questi fanno un colpo di Stato? Se non ci lasceranno scelta - è la minaccia del comico-leader - ce ne andremo". Ma su quella piazza, probabilmente, rimarranno da soli: Sel dirà sì alla mediazione sul Senato in cambio di qualche concessione importante sulla legge elettorale.

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