Cerca
Logo
Cerca
+

Camera, i tagli degli stipendi dei dipendenti: ecco quanto guadagnano

Lucia Esposito
  • a
  • a
  • a

Tu chiamale, se vuoi, riduzioni. Dopo settimane di discussione, dopo manifestazioni di piazza, dopo incontri con 21 sindacati  e svariati proclami dei presidenti, dopo tonnellate di carta scritta per denunciare lo scandalo clamoroso e decine di inchieste tv, alla fine, con una prova di coraggio senza pari Camera e Senato hanno trovato l'intesa e hanno annunciato il piano di tagli agli stipendi del personale. D'ora in avanti un barbiere guadagnerà «solo» 99mila euro l'anno (7.600 euro al mese), un segretario 115mila (8.800 al mese), un documentarista 166mila (12.700 al mese), uno stenografo 172mila (13.200 al mese) e un consigliere parlamentare 240mila (18.400 euro al mese), cioè quanto il presidente della Repubblica. Inutile dire che di fronte alla richiesta di così immani sacrifici dall'interno del Palazzo si sono levati pianti, strepiti, grida, annunci di scioperi, diffide, avvertimenti e ricorsi in tribunale. Bisogna capirli, poveretti: al giorno d'oggi come si fa a vivere con soli 18.400 euro al mese? FARE PIANO, PREGO Va detto che per riuscire a far accettare questo piano di lacrime, stenografi e sangue, sono state adottate le dovuto cautele. È ovvio, no? Mica si può tagliare lo stipendio di un documentarista a 12.700 euro al mese così di botto. Mica si può imporre al barbiere di tirar la cinghia fino a 7.600 euro al mese senza dargli prima la possibilità di adattarsi, poco a poco. Per accettare la dura realtà ci vuole tempo. Ci vuole un apposito percorso. Ci vuole gradualità. La riforma, infatti, entrerà in vigore il 1 gennaio 2015, ma la riduzione completa degli stipendi scatterà solo dal 2018. Con calma, si capisce. L'altro giorno c'è parso di sentire il presidente del Senato Grasso che invitava il governo a fare le riforme in fretta. Ecco, appunto, il governo. A Palazzo Madama, invece, di fretta non ce n'è: si può aspettare anche il 2018. Il commesso va preparato alla sofferenza dei 99mila euro l'anno. Poi, oltre alla gradualità, sono state adottate anche altre cautele. Sempre in virtù di questo sacrosanto diritto delle Camere di stabilirsi da sole le proprie regole e guai a chi interferisce, sono state decise infatti alcune eccezioni rispetto alla legge nazionale. A differenza che in tutti gli altri settori del pubblico impiego, alla Camera e al Senato ci sarà così qualcuno che potrà guadagnare anche più di 240mila euro l'anno. Si tratta, in particolare, del segretario generale che, sommando indennità e contributi esclusi dal taglio, potrà arrivare a 360mila euro l'anno, che sono 120mila in meno di quello che guadagna ora, ma pur sempre 120mila euro in più di quello che guadagna il presidente della Repubblica. Roba anche qui, da cominciare a piangere miseria e non finire mai più. Infatti i dipendenti, come dicevamo, piangono. E sono sul piede di guerra. Hanno già mosso gli avvocati, spedito raccomandate, organizzato raccolte di firme. Minacciano di rivolgersi a tutti i tribunali, e forse anche alla Corte internazionale, se ci fosse non esiterebbero ad appellarsi pure al Giudice Supremo dei Commessi Parlamentari, organo monocratico per l'applicazione del Codice dei Privilegiati. Dicono che si trovano davanti a «evidenti profili di incostituzionalità» e «gravissime condotte illegittime». E come non dar loro ragione? Trovarsi, da un giorno all'altro, a mettere insieme il pranzo con la cena potendo contare su uno stipendio da stenografo di appena 13.200 euro al mese, è un trauma da cui è difficile riprendersi. Anzi, vi prego, aiutatemi: organizziamo subito una colletta di sostegno, altrimenti potremmo trovarci presto di fronte a gesti sconsiderati... Del resto i dipendenti di Camera e Senato non erano quelli che dicevano di sentirsi la «Porsche» del Paese? Ma sì, dissero proprio così: erano in una delle loro popolari manifestazioni per la difesa dello stipendio, e lo proclamarono a voce alta: «Che c'è di strano se siamo pagati più degli altri? Anche la Porsche costa di più perché è di lusso…». Ecco: il commesso di Montecitorio è il lusso che dobbiamo permetterci al modico prezzo di 99mila euro l'anno. E pazienza se quel lusso voi lo pagate solo, mentre lo usano altri: mica si può avere tutto dalla vita. Accontentatevi e non brontolate, se no vi dicono che siete demagoghi e populisti. NUMERI DA VERIFICARE Per dovere di cronaca, va detto che mentre i dipendenti piangono e gridano, esultano invece la Boldrini e Grasso. I due presidenti sostengono che con questa manovra si risparmieranno circa 96 milioni di euro, 60 a Montecitorio e 36 a Palazzo Madama. Sarà vero? Speriamo. Ma non possiamo fare a meno di ricordare che mesi fa era stato annunciato che la Camera nel 2013 avrebbe fatto risparmiare 50 milioni allo Stato. A conti fatti (luglio 2014) l'economista bocconiano Roberto Perotti, diventato consigliere economico di Palazzo Chigi, ha dimostrato che i soldi risparmiati erano solo 4, cioè meno di un decimo di quello annunciato. E che nel frattempo la spesa per i deputati (indennità più pensioni) era aumentata di 10 milioni di euro. Ora vedremo se questo intervento sarà più felice. Peccato, certo, dover aspettare fino al 2018 per verificarlo. Nel frattempo, se qualcuno vede il barbiere della Camera, gli offra un piatto di minestra. E gli spieghi, con le dovute precauzioni per non impressionarlo, che uno stipendio da 7.800 euro al mese per la maggior parte degli italiani è roba da mettersi davvero a gridare e a piangere. Ma solo di gioia. Mario Giordano

Dai blog