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Pd, la scuola secondo Khalid Chaouki: "Insegnare l'arabo e il cinese. Io giornalista discriminato perché musulmano, non si fidavano di me"

Giulio Bucchi
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"A scuola si dovrebbero insegnare cinese e arabo e spagnolo sul modello delle scuole bilingue tedesche e inglesi per agevolare l'integrazione". E' la proposta del deputato Pd Khalid Chaouki, ospite del talk show di Klaus Davi, che si è poi scagliato contro l'Ordine dei giornalisti: "Scrivevo gli articoli ma firmavano altri, mi hanno discriminato, non si fidavano di me perché arabo e temevano che manipolassi le fonti". Cinese e arabo nelle scuole - Il sogno del deputato italo-marocchino è una scuola più interculturale, sul modello di quella tedesca: "L'integrazione va costruita con una scuola che abbia dei reali obiettivi, che consenta ai nuovi italiani, ormai cinque milioni, di integrarsi nella società. Il 10 per cento degli studenti è di origine straniera che però scolasticamente vive ai margini - prosegue Chaouki, membro della Commissione d'inchiesta Cie –. All'estero i corpi insegnanti e tutti gli impiegati dello stato consentono ai cittadini immigrati di dare un contributo alla vita civile. Da noi gli insegnanti immigrati sono quasi completamente assenti, le leggi sulla cittadinanza escludono i nuovi italiani. C'è un vizio di origine che implica l'esclusione e non l'inclusione". "Discriminato perché musulmano" - "Mi sentivo oggetto di una serie di pregiudizi abbastanza antipatici - è lo sfogo di Chaouki sui suoi (ex?) colleghi giornalisti -. L'Ordine dei giornalisti ha un problema esso stesso di apertura di accettazione riguardo ai giornalisti non italiani. Ero vissuto come un corpo estraneo che vuole farsi spazio in un ordine precostituito. Si tratta di un fatto di cambiamento che anche i giornalisti non hanno ben compreso. Per loro ero solo un traduttore non un vero giornalista. I giornalisti italiani non devono pensare che un collega musulmano sia di parte per definizione nel leggere gli eventi del mondo islamico, come invece accade. Nel mondo dell' informazione c'è un establishment che consente a figure di essere lì per altri motivi e non da la possibilità ai giornalisti bravi di emergere. Non è accettabile che per diventare giornalisti si debba obbligatoriamente essere cittadini italiani. Vanno aboliti gli elenchi speciali per i giornalisti esteri. Molte volte ho scritto in tandem articoli con illustri giornalisti ma il mio nome non poteva uscire solo perche ero straniero. Il 90 per cento di quel lavoro era mio ma non potevo dimostrarlo".

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