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Lega Nord, prima Pontida poi le purghe: tutti i nemici di Maroni

Il segretario medita le espulsioni, da Reguzzoni a Desiderati. Altre tensioni in Veneto...

Giulio Bucchi
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  di Matteo Pandini Resa dei conti dopo Pontida. La Lega di Roberto Maroni aspetta il raduno di domenica prima di capire come e se cacciare alcuni dirigenti fedeli al Senatur. In cima alla lista nera c'è l'ex capogruppo Marco Reguzzoni, ma nel mirino ci sono altri militanti come il brianzolo Marco Desiderati. Dovrebbe essere risparmiato l'ex assessore regionale Monica Rizzi, ma solo perché al momento non avrebbe rinnovato la tessera. Il Carroccio lombardo ribolle ma non va meglio in Veneto, dove Flavio Tosi potrebbe cacciare l'ex deputata Paola Goisis e altri dirigenti, rei di aver contestato il recente commissariamento della provincia di Venezia con tanto di manifestazione fuori dalla sede. Leonardo Muraro da Treviso, arrivato in laguna per prendere le redini del partito per disposizione di Tosi, non era riuscito a varcare l'ingresso. Maroni, anche nelle ultime settimane, ha invitato tutti alla calma. Il ragionamento del segretario è che gli spargimenti di sangue rischiano solo di danneggiare i lumbard. Soprattutto ora, con la macroregione da realizzare. Fatto sta che sul territorio lo scontro tra i barbari sognanti e le truppe bossiane che non si rassegnano al nuovo corso s'è improvvisamente inasprito. A Varese alcuni militanti sono stati declassati (facendogli perdere la facoltà di voto attivo e passivo nel movimento) perché ritenuti colpevoli di scarso impegno nell'ultima campagna elettorale. La promozione di Giancarlo Giorgetti nei saggi voluti da Giorgio Napolitano ha poi aperto l'ultimo fronte, e ormai la battaglia finale sembra inevitabile. Il neoassessore regionale Gianni Fava ha chiesto la testa di Reguzzoni, negli ultimi giorni ferocissimo contro alcune scelte del movimento e in particolare per la promozione di Giorgetti nei «saggi». Ieri Reguzzoni non s'è certo tirato indietro, tuonando ancora sui social network: «Negli ultimi anni siamo stati cacciati dal governo da una manovra di palazzo, hanno messo lì un governo di banchieri e statalisti, gli abbiamo fatto opposizione, ci siamo scontrati alle elezioni, e il tutto mentre questi ci ammazzavano di tasse. E adesso? Prima diamo disponibilità a Bersani. Poi ci va bene se Monti sta lì ancora un po'. Oggi qualche professionista delle maldicenze  si inventa la mia espulsione dalla Lega. Facciano ciò che ritengono, ma diano risposte sulle loro scelte». In un'intervista a Linkiesta, l'ex capogruppo ha quindi negato di voler rompere il movimento: «A Verona la Lega è al 7%, in Liguria siamo all'1%. Cosa c'è da spaccare ormai?». E poi: «Maroni ha paura del voto e appoggia Monti. A Pontida ci sarò». A dargli manforte c'è il suo fedelissimo Desiderati, tra i non candidati alla Camera, che accusa: «Nelle ultime 48 ore ho visto Giorgetti e Bitonci (capigruppo a Camera e Senato, ndr) elogiare Napolitano e altri chiedere l'espulsione di Reguzzoni che ha l'unica colpa di parlare da leghista. Poveri noi». Alberto Torazzi è un altro ex parlamentare che ha sempre speso parole d'elogio per Umberto Bossi. Già candidato sindaco a Crema, non è tornato a Roma. Usa i social network per esprimere perplessità: «Ma com'è che noi entreremmo nel consiglio dei saggi alla voce Economia e non a quella Riforme? Davvero non vedo il senso».  Nell'ultimo vertice della Lega Lombarda è stato il mantovano Fava a chiedere di cacciare Reguzzoni: qualora la pratica andasse avanti, l'ultima parola spetterà a un comitato guidato da Umberto Bossi. L'ex leader, infatti, aveva chiesto e ottenuto la garanzia di decidere i provvedimenti disciplinari contro gli iscritti da più di dieci anni. Nelle ultime ore i maroniani rinfacciano a Reguzzoni anche alcuni passaggi del suo libro “Gente del Nord”, in cui spendeva parole d'elogio per Renzo Bossi e non solo. È una critica che gli avevano già tirato fuori nei giorni dello scandalo, quando erano emersi gli investimenti in Tanzania dell'allora tesoriere Francesco Belsito. Per il cerchio magico del Senatur fu l'inizio della fine.  Il leader lombardo Matteo Salvini getta acqua sul fuoco: «Le mie priorità sono Pontida e le prossime elezioni amministrative dove andranno al voto 92 comuni in tutta la regione...». A invitare alla calma è anche il governatore veneto Luca Zaia, critico con Tosi che ha reagito mandandogli una lettera di richiamo. «Compattare la Lega Nord in Veneto non passa per misure disciplinari» ribadisce il presidente. Che poi immagina «non un partito nuovo ma una nuova linea di pensiero» che maturerà «per il 2015». Maroni promette che a Pontida «domenica si volta pagina, comincia una nuova storia, tutta da scrivere. Non sarà come   le altre Pontide». Direttamente su Radio Padania, il leader e presidente di Regione osserva: «Voglio che Pontida segni il messaggio che il centro dell'azione politica della Lega è al Nord. A Roma c'è una delegazione, ma in seconda linea». Per Maroni, «ci ritroviamo dopo due anni in   cui sono successe tante cose. La Lega è passata attraverso un tunnel  ma ne siamo usciti».  

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