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Pd, in cassa integrazione 8 dipendenti

Camusso ed Epifani

Epifani sfila a Roma con la Camusso per difendere i lavoratori, poi li mette alla porta: manca il finanziamento pubblico. I primi silurati in Sicili

Ignazio Stagno
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Il Pd ha due facce. Una è quella del segretario Guglielmo Epifani che sabato scorso ha sfilato a Roma insieme alla Cgil per difendere i lavoratori, l'altra è quella del partito che licenzia e mette in cassa integrazione i suoi dipendenti. Dopo il taglio del finanziamento pubblico ai partiti, in largo del Nazareno è scoppiato il panico. La linea è tagliare il più possibile sui dipendenti. Una macelleria sociale per chi lavora nel partito che è dura da digerire. Così dopo le vane promesse di Epifani su uno stop al piano esuberi, ecco che, puntuali, arrivano i primi tagli. Si comincia dalla Sicilia. Dal primo luglio 8 dipendenti del partito entreranno in cassa integrazione al 50%. Uno schiaffo che i dipendenti non hanno mandato giù e hanno scritto una feroce lettera al segretario: "La decisione è stata un gesto di imperio del tesoriere. Non può finire così". A rischio tutto il personale -  Ma da Roma fanno spallucce. Con la cig per i dipendenti siciliani diventano realtà le parole del tesoriere nazionale Antonio Misiani che qualche mese fa aveva annunciato: "La situazione non è drammatica ma certo con la nuova legge sul finanziamento ai partiti in discussione non c'è alcuna garanzia di evitare una riduzione delle entrate. E quindi sarà inevitabile un ridimensionamento dei costi strutturali e anche di costi del personale". E così a rimetterci saranno quegli impiegati che nel partito guadagnano pochissimo rispetto ai dirigenti che bivaccano in largo del Nazareno. Quelli ovviamente non saranno toccati. Il dossier Renzi sui costi del Pd è stato insabbiato per bene. Ma nel silenzio generale in tanti temono per il posto di lavoro. Negato da quella sinistra che va in piazza con sindacalisti e sindacati. (I.S)

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