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Immigrazione, Kyenge: "Verso l'abrogazione del reato di clandestinità"

Il ministro dell'Integrazione: "Con il Ministero dell'Interno inizieremo un percorso comune. Pochi giorni fa spiegava: "Più immigrati per un'Italia più giovane"

Giulio Bucchi
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Un percorso, non si sa quanto lungo e accidentato, per arrivare alla "abrogazione del reato di clandestinità". Il ministro dell'Integrazione Cécile Kyenge torna a cavalcare il suo cavallo di battaglia, annunciando l'iniziativa congiunta del suo ministero e quello dell'Interno (diretto dal segretario Pdl Angelino Alfano), a margine di un incontro al circolo Arci di Cafaggio a Prato. "Non c'è un lavoro preciso ma è un punto sensibile, ma lavoreremo insieme", ha assicurato ai cronisti. Pochi giorni fa, la Kyenge aveva sottolineato come "il reato di ingresso clandestino e di soggiorno illegale dovrebbe essere abolito in sede di revisione del Testo Unico sull'immigrazione da parte dei ministeri dell'Interno e della Giustizia e dal Parlamento". Per il ministro, inoltre "il trattenimento delle persone da espellere nei Cie dovrebbe rappresentare solo l'estrema ratio e comunque 18 mesi sono un periodo eccessivamente lungo". Più immigrati per un'Italia più giovane - Occorre, aveva ammonito il ministro, "recepire le normative europee" e "affrontare il tema con animo libero da ideologismi e paure: è indispensabile una visione prospettica che individui le priorità e indichi gli indirizzi su cui agire. La priorità, per me - ha affermato - è l'integrazione intesa anche come sviluppo e ringiovanimento demografico dell'Italia". "L'emergenza immigrazione viene sempre gestita come se si trattasse di una catastrofe naturale - sottolineava - invece serve un'opera di prevenzione e un'ottica europea. Non bisogna criminalizzare il fenomeno e usare i provvedimenti relativi come strumento di propaganda politica".

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