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Pdl, passa la linea soft: il governo per ora tiene

Brunetta e Verdini

Passa la linea soft: il governo tiene in vista della sentenza, poi tutto è possibile. Le indiscrezioni sul vertice: Santanchè scatenata

Andrea Tempestini
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Il vertice notturno del Pdl, partito in assemblea permanente, conferma la "linea soft" che già dal pomeriggio di ieri, mercoledì 10 luglio, sembrava poter prevalere: il governo deve continuare il suo lavoro, ma non si transige sui provvedimenti economici che devono essere varati il prima possibile, ovviamente Iva e Imu in testa. L'ultima parola spettava a Silvio Berlusconi, che fa rientrare l'allarme rosso sulla tenuta dell'esecutivo. Il vertice di Palazzo Grazioli ha deciso: nessuna crisi di governo nel brevissimo termine, ma la guardia resta alta. Poi, dopo la definitiva pronuncia della Cassazione sul caso Mediaset, tutto potrebbe accadere. Viene per il momento accantonata l'ipotesi Aventino e anche quella delle dimissioni di massa: il Cav, nel summit notturno, è tornato a placare gli animi dei falchi azzurri, capeggiati da Denis Verdini e Daniela Santanchè, che vorrebbero archiviare il prima possibile la parentesi del governo Letta per tornare al voto e, possibilmente, far vincere ancora Berlusconi. Le ipotesi - Le colombe azzurre hanno sottolineato come sostenere questo governo sia l'unica alternativa possibile, al momento, ma certo il partito non resterà in attesa della sentenza (sulla quale Berlusconi ha pochi dubbi: "Verrò condannato"). La "pax", però, non placa le fibrillazioni interne al partito. Le fazioni sono arcinote: chi vuole tornare quanto prima alle urne e chi invece vuole proseguire nel solco delle grandi intese. La pressione su Letta resterà altissima, e in parallelo il Pdl appoggerà - anche dal punto di vista organizzativo - i referendum sulla giustizia proposti dal partito radicale: gli azzurri annunciano mobilitazioni su tutto il territorio. Altre le iniziative in programma, tra cui una grande manifestazione di massa. Congelate, ma non ancora definitivamente escluse, la mobilitazione permanente, le dimissioni di massa e la richiesta di grazia a Giorgio Napolitano (ovviamente in caso di condanna dell'ex premier). Alta tensione - Il fatto che il vertice notturno abbia escluso colpi di testa e falli di reazione (mettendo in stand-by le soluzioni più estreme), però, non deve trarre in inganno. Lo scontro interno è aspro, la tensione altissima. Lo dimostrano alcune indiscrezioni che sono trapelate sulla 24 ore di vertici che si sono susseguiti nei Palazzi Romani. Nella notte tra martedì e mercoledì si è consumato lo scontro tra Fabrizio Cicchitto e Verdini. Il primo aveva spiegato: "L'attacco finale a Berlusconi nasce da una serie di poteri forti a cui l'intuizione del presidente di sostenere le larghe intese non va bene". Dura la replica di Verdini: "Ma cosa dici, Fabrizio? L'attacco a Berlusconi nasce nel 1994, mica oggi. E Fini? E Tremonti? E Monti? Sono robe delle ultime settimane?". Quindi Verdini aveva indicato la sua linea, durissima: "L'unica risposta possibile a quest'aggressione nei nostri confronti è provocare uno stato di crisi permanente. Dobbiamo spaccare il Paese in due". Linea condivisa dalla Santanchè (che caldeggia anche il "blocco delle autostrade") e da Giancarlo Galan, che tuona: "Dimissioni di massa per andare alle elezioni, e vincerle". Il pianto di Renato - Fibrillazioni azzurre, insomma, ma anche crisi di nervi, sfoghi incontrollati e incontrollabili. Secondo le indiscrezioni, il protagonista sarebbe stato l'insospettabile Renato Brunetta, un duro e puro. Nel vertice della notte tra martedì e mercoledì l'ex ministro della Pubblica amministrazione aveva il compito di tenere la relazione introduttiva sul "golpe contro Berlusconi". E mentre leggeva, improvvisamente, è scoppiato a piangere. Poco prima, invece, era andato in scena lo scontro tra la Santanchè ed Angelino Alfano. Il primo: "Poniamoci delle domande per il Paese. Chiediamoci perché la giustizia va veloce solo se c'è di mezzo Berlusconi. Raccogliamo idee". Una posizioni di sintesi subito respinta dalla pitonessa: "Angelino, se t'interessa la mia idea sappi che vorrei che il partito avesse le mani libere di agire, indipendentemente dal governo". Ossia indipendentemente da Alfano.

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