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Spunta un "non" nell'emendamentoE salta il tetto a stipendi dei manager

Col Decreto del Fare stipendio massimo appena sotto i 300mila euro per tutte le società pubbliche. Ma nel passaggio dalla commissione all'aula...

Matteo Legnani
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C'era una volta il tetto agli stipendi dei manager pubblici.Mario Monti, un anno fa, aveva stabilito che i capi azienda delle società controllate dallo Stato non avrebbero potuto guadagnare più del primo presidente della Corte di Cassazione. In pratica un po' meno di 300 mila euro all'anno. La norma, però, faceva salvi stipendi milionari come quello incassato da Massimo Sarmi (1,5 milioni di euro) per guidare le Poste, o gli 800 mila e passa euro di Mauro Moretti amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato. Senza contare Anas, Rai, e tutte le altre controllate del Tesoro non quotate in Borsa. Un "gap" che avrebbe dovuto colmare il Decreto del Fare, provvedimento su cui il governo Letta ha posto la questione di fiducia. In Commissione era stata inserita una norma per allargare anche a Poste, Ferrovie, Anas, etc. il tetto ai compensi. Il limite dei 300 mila euro, diceva l'emendamento presentato dal relatore, si applica anche alle "società che svolgono servizi di interesse generale, anche di rilevanza economica". Nel passaggio dalla Commissione all'aula, però,è comparso un "non". Il limite, si legge ora, si applica anche alle "società che non svolgono servizi di interesse generale, anche di rilevanza economica". In pratica è come se la frase non fosse stata aggiunta. Il misterioso salvagente arriva a poche ore dall'assemblea di Ferrovie (prevista per il 25 luglio) che dovrebbe confermare Mauro Moretti al vertice della società, e di quella di Anas che dovrebbe tenersi entro i primi giorni di agosto. Tra qualche mese, invece, toccherà a Massimo Sarmi tentare il rinnovo nelle Poste. Svista cui porre tempestivamente rimedio o atto "doloso" per garantire stipendi da favola ai soliti noti?

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