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Tav fiorentina: arrestata la Lorenzetti, ex governatrice Pd dell'Umbria

Due volte presidente per i democratici, finisce ai domiciliari per il caso sull'alta velocità fiorentina. I pm: "Pericolo di reiterazione del reato"

Michele Chicco
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Maria Rita Lorenzetti, ex presidente dell'Umbria del Partito democratico, è stata arrestata, oggi, lunedì 16 settembre: custodia cautelare preventiva nella sua abitazione di Foligno. Il tutto è dovuto all'inchiesta sul nodo fiorentino della Tav. Già a gennaio scorso la Lorenzetti, oggi presidente dell'Italferr, aveva ricevuto un avviso di garanzia per associazione a delinquere, corruzione e abuso d'ufficio. Lei ha sempre negato ogni coinvolgimento, ma gli inquirenti hanno ritenuto opportuno notificarle gli arresti domiciliari confermando le stesse accuse espresse nell'avviso di garanzia di gennaio. La misura cautelare agli arresti domiciliari, a quanto si apprende dalle 480 pagine dell'ordinanza, è stata necessaria perché secondo la Procura di Firenze è concreta la possibilità che la Lorenzetti possa reiterare il reato. Insieme a lei sono state arrestate altre sei persone e ad altrettante sono state applicate misure interdittive.  L'inchiesta - Le indagini sul passante ferroviario fiorentino dell'alta velocità e sui cantieri sono incominciate da un'inchiesta della Procura di Firenze il 17 gennaio scorso. In quell'occasione, sono state eseguite perquisizioni in tutta Italia e sono state indagate 31 persone, fra cui la presidente di Italferr, Maria Rita Lorenzetti. I reati contestati sono truffa e corruzione. Due i filoni principali: il primo riguarda l'ipotesi di illecito smaltimento dei fanghi; l'altro la scarsa sicurezza dei materiali e dei macchinari. La Procura di Firenze ipotizza l'utilizzo di materiale scadente e pericoloso per la costruzione delle gallerie. In particolare, sarebbero stati utilizzati materiali ignifughi di bassa qualità, probabilmente allungati con acqua, e che avrebbero messo a rischio la sicurezza della galleria. La fresa 'Monnalisa', utilizzata per gli imponenti scavi, è stata sequestrata dai carabinieri del Ros perchè secondo l'accusa sarebbe stata costruita con guarnizioni non in grado di sostenere la pressione dello scavo. Per questo, fra i reati ipotizzati dalla magistratura del capoluogo toscano, si trovano l'associazione a delinquere, truffa, corruzione, gestione e traffico illecito di rifiuti, abuso d'ufficio e violazione delle norme paesaggistiche.  I rifiuti - Circa il filone dell'indagine relativa ai rifiuti, una delle ipotesi dei pm è che fra le ditte che smaltivano i fanghi e acque nei cantieri, un'azienda casertana avrebbe avuto legami con la criminalità organizzata, in particolare con il clan dei Casalesi. L'intera inchiesta sarebbe partita proprio da un accertamento del Corpo Forestale dello Stato e dell'Arpat sullo smaltimento dei fanghi e delle acque dei cantieri. Secondo l'accusa, le ditte incaricate della raccolta, del trasporto e dello smaltimento in discarica, fra cui quella del casertano, si sarebbero spartite, accordandosi fra loro, il quantitativo dei rifiuti. Nell'inchiesta, tra gli indagati anche il general contractor dell'opera, la Novadia, l'azienda che ha vinto l'appalto per la costruzione del tunnel da Campo di Marte a Castello, lungo circa 7,5 km, e della stazione sotterranea del passante ferroviario fiorentino dell'alta velocità.

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