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Napolitano piange per la crisi e si sfoga:"Il voto anticipato è un'anomalia,della buona politica non è rimasto nulla"

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Il presidente della Repubblica parla alla Bocconi e si commuove. Ma Grillo lo infilza: "Ora basta dimettiti" e con Beppe si schiera pure la Santanchè

Ignazio Stagno
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Giorgio Napolitano comincia a comprendere la gravità della situazione. Il Colle c'ha messo tempo, restando spesso fuori dalla mischia, ma ora al Quirinale hanno compreso che Letta rischia per davvero la sua poltrona. Così il presidente della Repubblica, che in queste settimane ha spesso giocato il ruolo di "arbitro" non sempre imparziale nella partita per la decedenza di Silvio Berlusconi, si sfoga (commosso) durante una visita alla Bocconi per un convegno dedicato a Luigi Spaventa: "Cosa è rimasto - si è chiesto il capo dello Stato riferendosi a Spaventa - di quel modo di vivere la politica e di convivere in una istituzione e anche del modo in cui, di conseguenza, si vedeva dall'esterno il mondo della politica?". Poi, dopo aver ammonito che legislature corte e voto anticipato rappresentano una "prassi molto italiana", ha proseguito il suo sfogo: "Quanto più tu abbia - ha detto visibilmente commosso, con la voce tremante - la ventura di inoltrarti in età avanzata nel tuo percorso di vita tanto più avverti il vuoto di quelle che sono state presenze assai care, venute meno via via meno nel corso degli anni. E finisci per avere il senso del dissolversi del tuo mondo come sfera di affetti radicati e di comunanze essenziali. E quel che allora può soccorrerti - ha continuato - è il ricordo che ridiventa vita come qui oggi, è il sentire vicine figure, storie, pensieri che ancora possono accompagnarti. Per me la figura, come poche altre, di Luigi Spaventa".  Tutti sul carro di Napolitano - Queste parole "nostalgiche" di Re Giorgio sono state subito raccolte dal Pd che nel Colle vede una sponda su cui adagiarsi durante la bagarre della crisi. Il Nazareno infatti si schiera con Re Giorgio e con Letta, il partito di Epifani si mostra compatto. Il sgretario vuole salire sul carro del Quirinale e usare Re Giorgio come scudo per mandare avanti la macchina per la decadenza di Berlusconi: "Letta apra il chiarimento in parlamento, e sia chiaro e risolutivo". E ancora: "Non si può uscire da questa situazione con un ennesimo giro di valzer. Serve un chiarimento che sia risolutivo e chiaro sulrispetto delle istituzioni e sulle scelte di politica economica. Noi siamo con Letta e Naplitano con le cose da lui dette in questi giorni". "Una crisi – ha aggiunto – sarebbe da irresponsabili". Ma non tutti vogliono credono nel "potere" del Colle. Grillo e Santanchè: "Re Giorgio si dimetta" - Beppe Grillo chiede ancora le dimmissioni di Re Giorgio: "Napolitano? Lui ha perso la partita, ma si ostina a negarlo come chi avendo sempre vinto (o almeno pareggiato) non riesce a darsi pace per la sconfitta. Si alzi dal tavolo di gioco, e prima di uscire, spenga le luci del Quirinale". E con Beppe si schiera anche Daniela Santanchè: "Il presidente della Repubblica ha Improntato tutta la sua battaglia politica sulle larghe intese, a partire dal governo Monti, e oggi deve capire che la battaglia l'ha persa perché le larghe intese nate su ricatti e imbrogli e non sulla stesura di un programma condiviso fanno di lui il grande sconfitto visto che per alcuni lui era il grande artefice, l'eroe, il grande salvatore della patria". (I.S.)

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