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Bce, la lettera all'Italia e il retroscena dalla cancellerie: "Palazzo Chigi sotto tutela, rischio instabilità"

Giulio Bucchi
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Prima la letterina della Bce e tra qualche mese la Troika. Mascherata, probabilmente, ma il succo è questo. Ricordate il 2011? L'estate turbolenta, l'autunno drammatico, la caduta del governo di Silvio Berlusconi, poi l'arrivo di Mario Monti, Elsa Fornero e dei tecnici con la regia del presidente Napolitano? Siccome la storia è ciclica, per l'Italia sarebbe già arrivato di nuovo il momento della "tutela europea". A scriverlo, candidamente, è il Corriere della Sera in un retroscena da Bruxellex che chiama in causa, ovviamente, anche le principali segreterie dei nostri partner continentali. Da Berlino a Parigi, per arrivare su fino alla Scandinavia dei falchi e del rigore, sono tutti preoccupati dalla prospettiva di "instabilità politica" che quasi sicuramente attanaglierà l'Italia dalla prossima primavera. Senza un governo solido, è questo il dubbio degli euro-burocrati, salteranno anche i conti italiani con il debito pubblico in costante aumento nonostante i proclami di Renzi prima e Gentiloni poi.  Il vicepresidente della Commissione Ue Jyrki Katainen, d'altronde, l'ha detto chiaro e tondo: "La situazione in Italia non sta migliorando, tutti gli italiani dovrebbero sapere qual è la situazione". Traduzione: come conferma una analisi di Economia Reale, il centro studi guidato dall'ex viceministro Mario Baldassarri, a salvare la finanza e l'economia italiana è stata in questi anni solo la politica espansiva imposta dalla Bce e da Mrio Draghi: senza il suo Quantitative easing (il "bazooka") l'Italia sarebbe ancora in recessione (quest'anno dello 0,3%), con disoccupazione al 14,1% invece che all'11,4%, deficit pubblico del 6,6% invece del 2,1% e debito dello Stato al 157,3% (il 180% nel 2020). Insomma, un'Apocalisse nascosta dai tassi bassi e dalle iniezioni "dopanti" di Francoforte.  Quando questo effetto finirà (e finirà, prima o poi), l'Italia dovrà far fronte alla drammatica incapacità di riformarsi. La certezza dell'Europa matrigna è che sulla scia della campagna elettorale perenne che ci attende (fino a marzo, e forse oltre) nessun partito riuscirà a imporre agli italiani la necessità di misure drastiche, tagli e altre mosse altamente impopolari. E nessuno sembra più disposto a concederci flessibilità e tempo. 

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