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Laura Boldrini e Pietro Grasso, la lite sulle assunzioni in Parlamento: il verbale che li incastra

Matteo Legnani
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Non c' è stato solo lo screzio sull' apertura ai Cinque Stelle (contrarissima lei, favorevole lui). La freddezza con cui Laura Boldrini ha aderito al partitino di Pietro Grasso, Liberi e Uguali, dove si è degnata di entrare solo dopo l' uscita di scena di Giuliano Pisapia, ha anche ragioni maturate durante questi cinque anni, in cima alle quali c' è una certa insofferenza reciproca. Due primedonne che spesso hanno sgomitato per mettersi in mostra sotto al riflettore di sinistra e che non si sono risparmiate sgambetti istituzionali. L' ultimo dei quali, si apprende adesso, riguarda le assunzioni nei due rami del Parlamento. Roba importante, se è vero che il prestigio di chi guida le Camere si misura anche dalle poltrone distribuite durante la legislatura. Le presidenze di Montecitorio e Palazzo Madama si erano accordate per organizzare bandi di concorso comuni, in modo da creare un unico bacino nel quale pescare i fortunati ritenuti degni di entrare nelle rispettive piante organiche. Grasso e i suoi, si rammarica però la Boldrini, se ne sono democraticamente fregati e in barba all'accordo hanno iniziato a reclutare chi volevano loro, anche senza passare da una selezione ufficiale. Accusa che gli uomini del presidente del Senato respingono. Le due alte cariche sono campioni di sopportazione reciproca in pubblico, insomma; ma nel chiuso delle stanze, quando di mezzo ci sono le rispettive prerogative, diventano litigiose come cane e gatto, e vai a capire chi è il felino e chi il segugio. Le carte - La storia è riportata nei verbali, freschi di stampa, della riunione dell' ufficio di presidenza che si è svolta l' 8 febbraio, in piena campagna elettorale. È la stessa Boldrini a riferire quanto accaduto. «Il Senato», lamenta la terza carica dello Stato, «senza alcuna interlocuzione politica o amministrativa con la Camera», ovvero senza che nessuno le facesse una telefonata, «ha assunto nuovo personale (assistenti e consiglieri), attingendo da precedenti graduatorie di concorsi alquanto risalenti nel tempo, inserendo i nuovi assunti nel ruolo unico dei dipendenti del Parlamento; ha inoltre deliberato di stabilizzare personale a contratto (dunque non selezionato tramite concorso pubblico) avente mansioni di dattilografia, trasformando il relativo contratto di lavoro da contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato». Una violazione dei patti, che prevedevano di fare tutto insieme. «Ciò nonostante», va avanti la lamentazione boldriniana, «è proseguito il lavoro comune finalizzato a definire il quadro giuridico e i contenuti dei bandi di concorsi comuni da indire entro la fine di questa legislatura». Fin quando non è giunta la doccia gelida: «Nella giornata di ieri, esponenti del consiglio di presidenza del Senato hanno pubblicamente rappresentato una netta contrarietà a procedere in questa direzione; tale contrarietà le è stata confermata per le vie brevi dal presidente del Senato». Leggi anche: Laura Boldrini umiliata da Liberi e uguali: eletta nel partito... roba da stra-godere Il "rammarico" -  Grasso quindi l' avrebbe mollata sul più bello e questo voltafaccia avrebbe costretto l' ex funzionario Onu per i rifugiati a gettare la spugna e rinunciare al concorso e alle assunzioni, «in ragione di una contrarietà espressa in proposito dall' altro ramo dal Parlamento e che fino al giorno precedente non era stata manifestata». «Rammarico» dell' ufficio di presidenza, «rammarico» della Boldrini, per la quale il reclutamento di nuovo personale era «una esigenza ineludibile». Deliberare un concorso ad appena tre settimane dal voto sarebbe stata comunque una scelta clamorosa. Tanto più che gli stessi sindacati interni, nei giorni precedenti, si erano opposti all' operazione e avevano definito «abnorme» la pianta organica predisposta dalla presidente e dai suoi uffici. Chi è vicino a Grasso risponde che la polemica sollevata dalla Boldrini sulle assunzioni fatte dal Senato è infondata: «Dalle vecchie graduatorie saranno state prese una ventina di persone, mentre quelli stabilizzati saranno una quarantina. Non facendo nuovi concorsi abbiamo solo risparmiato soldi sulle retribuzioni degli assunti e sugli esaminatori». di Fausto Carioti

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