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Vittorio Feltri: vi spiego perché a Matteo Salvini non conviene mollare Silvio Berlusconi

Eliana Giusto
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Cari amici, insistete con le vostre alchimie e non vi rendete conto che si tratta di esercizi sterili. Non succederà nulla di quanto ipotizzate. Il Movimento 5 Stelle non costituirà una maggioranza con l'appoggio del Pd perché la componente renziana, numericamente forte, ha dichiarato di non partecipare affatto alla spartizione dei seggi. Preferisce rimanere alla finestra onde godersi lo spettacolo desolante offerto dai grillini in questa fase. Discorso chiuso. Da archiviare. Leggi anche: Il Cav al Colle: prima bastona Di Maio, e poi... Una bomba: svela la richiesta della Casellati Veniamo al centrodestra. Berlusconi (che ricambia) non è gradito ai pentastellati. I quali, a loro volta, stanno sul gozzo ai Fratelli d' Italia. Resta Salvini nel ruolo di interlocutore di Di Maio. I due però non si amano, per cui è difficile che si abbraccino per dotare il Paese di un esecutivo. Tra l'altro occorre osservare, qualora Matteo impazzisse e accettasse i corteggiamenti freddi di Luigino, che il primo, avendo (col proprio partito) meno voti del secondo, sarebbe costretto ad assumere il ruolo di ruota di scorta del napoletano. Improbabile, addirittura assurdo. Salvini in campagna elettorale ha avuto come cavallo di battaglia l'aliquota unica al 15 per cento. Di Maio, dal canto suo, ha sedotto gli elettori del Sud con il reddito di cittadinanza. Punti programmatici inconciliabili. Per raggiungere un accordo, i leader in questione sarebbero obbligati a non soddisfare le proprie promesse rivolte al popolo. Nel caso, perderebbero credibilità e suffragi. Ovvio che ciò non accadrà. I protagonisti dell'eventuale negoziato litigherebbero dopo cinque minuti. Non esiste via d'uscita. Alla Lega non conviene rompere con Berlusconi anche per un'altra ragione. Se lo facesse sarebbe in minoranza nei confronti del M5S e diverrebbe un peso leggero non in grado di contrastare Di Maio che si mangerebbe l'alleato. Ultima opzione. Mattarella incarica la presidente del Senato, Alberti Casellati, che ha due cognomi ma deve ancora farsi un nome, la quale esplora e non becca palla poiché pure lei non ha i numeri. Chi avrebbe facoltà di imbarcare? Nessuno tranne Silvio, un po' poco per creare un governo. Ciò detto, cari amici, ecco dimostrato che sia le vostre elucubrazioni sia i vostri calcoli raffinati sono destinati ad essere lettera morta. Ficcatevelo in testa: siamo allo stallo. Non c'è scampo. di Vittorio Feltri

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