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Sergio Mattarella, il retroscena: no ai leghisti in questi ministeri chiave

Giulio Bucchi
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No a candidati leghisti nei ministeri-chiave. Il paletto più grosso di Sergio Mattarella sul governo di Luigi Di Maio e Matteo Salvini è soprattutto una bandierina dell'Unione europea piantata nel cuore dell'Italia. Innanzitutto, spiega il Giornale, il presidente della Repubblica sta aspettando dalla Lega, a torto o ragione giudicata il partito più euro-scettico (e dunque pericoloso) del nostro arco costituzionale una "presa di posizione chiara, netta ed inequivocabile sulla politica estera". Leggi anche: Sconcerto al Colle, Lega e M5s bidonano Mattarella? Le posizioni su Siria, Russia, Nato e Stati Uniti espresse da Salvini, come noto, non sono piaciute né al Colle né agli alleati stranieri e per questo al Ministero degli Esteri difficilmente vedremo un esponente del Carroccio. Gli stessi dubbi sono nutriti per posizioni apicali e decisive come quelle di premier, vicepremier e Difesa, in quanto Salvini e i leghisti sarebbero troppo filo-Putin. Via libera, invece, per i ruoli di sottosegretario alla presidenza (ma senza delega sui servizi segreti) e per il ministero dell'Economia (sempre che ci vada Giancarlo Giorgetti, sottolinea il Giornale) e dell'Interno.

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